Speriamo tutti che l’Italia diventi un “paese normale”. Ci troviamo invece ogni giorno a vivere in un un “paese strano” con proposte, decisioni, dichiarazioni sparate su tutti i giornali che sono vere e proprie “stravaganze”. Emblematica è in queste settimane la questione dei tassi fissi sui mutui bancari. Il dibattito, prima e dopo il decreto-legge con il quale il governo ha tirato fuori dal cappello un “numero fisso”, ha infatti assunto toni paradossali.
In tutto il mondo il mutuo è un normale “contratto di diritto privato” liberamente sottocritto dalle parti, la Banca ed il mutuatario. Il mutuo a tasso fisso fornisce ad entrambi una “certezza”: quella per la banca di riscuotere e per il cliente di pagare, per l’appunto, un tasso fisso. La banca quindi si prende il rischio se i tassi di interesse dovessero salire negli anni successivi. Al contrario il cliente prende il rischio se i tassi di interesse dovessero scendere. Per evitare tali rischi esiste il mutuo a tasso variabile. In tal caso però non c’è più certezza del tasso.
La legge antiusura che ha fatto scattare clamorosamente il “caso” è una legge nata male perchè fatta sulla base di emozioni e demagogie pseudo-sociali e non sulla base di razionalità e ragionamenti tecnicamente fondati. Da un lato infatti, tendendo a fissare soglie basse dei tassi di interesse oltre le quali scatta l’accusa di usura, alimenta il mercato per
gli usurai veri. Le banche infatti, non potendo adeguare i tassi al rischio dei diversi clienti perché altrimenti diventano usuraie, sono spinte a
non dare i prestiti. E così si costringe ancor più la gente a ricorrere agli usurai veri. Dall’altro lato la legge fissa parametri che non si aggiustano con la necessaria flessibilità alle diverse condizioni di mercato che si vengono a determinare soprattutto quando si considerano periodi lunghi e radicali mutamenti nelle condizioni economiche e finanziarie del paese. Molti mutui furono infatti accesi quando in Italia l’inflazione era ben oltre il 10% ed i tassi di interesse erano anche oltre il 15%. Al momento della libera firma del contratto quindi quei tassi non eranno affatto considerabili come tassi di usura. Negli ultimi anni l’inflazione è scesa sotto il 2% ed i tassi sui mutui sono scesi anche sotto il 5%. E’ evidente che se “oggi” la banca imponesse sui nuovi mutui tassi del 15% farebbe usura. Ma questo non ha niente a che vedere con i vecchi mutui sottoscritti in tutt’altre condizioni.
Semmai la vera accusa da muovere al sistema bancario italiano è quella di essere poco competitivo e molto cartellizzato. Abbiamo infatti tantissime banche, ma sono tutte, nei pochi pregi e nei tanti difetti, uguali tra loro. E tra uguali non c’è concorrenza, c’è connivenza. Non occorre neanche infatti formalizzare per iscritto o con furtive telefonate l’esistenza del cartello. Basta guardare i bilanci. Certo, negli ultimi anni molto è cambiato nel nostro sistema bancario e molto è migliorato. Ma molto, molto di più resta ancora da fare, soprattutto in trasparenza ed in concorrenza vera. E tuttora i bilanci delle nostre banche sono fatti in gran parte dai margini di interesse (cioè dalla differenza tra tassi attivi e passivi), dalle commissioni, giorni valuta, spese fisse e taglieggiamenti vari ed ancora molto poco dai ricavi da servizi (cioè dal modo efficiente, diversificato e personalizzato di fornire servizi finanziari avanzati alla clientela).
Sui mutui poi si è parlato tanto dei tassi di interesse fino ad arrivare per decreto a fissarne i limiti. E su questi limiti il primo che si alza la mattina propone ulteriori e “politicamente autorevoli” ribassi. Il segretario dei DS Veltroni, tanto per fare cifra tonda, ha proposto il 10%! Da ultimo il ministro Visco ha dasto la disponibilità del governo a miglioramenti ulteriori. Ma il mutuo è un “contratto giuridico” e non può essere modificato per legge se non nelle parti che infrangono la legge. E quando quei mutui furono accesi la legge anti-pro-usura non c’era e le condizioni sui mercati erano radicalmente diverse. Semmai la vera accusa da fare ai contratti di mutuo non è da riferirsi al tasso fisso quanto piuttosto a quelle minuscole clausole fortemente vessatorie che regolano la possibilità di estinzione anticipata del mutuo e vengono per questo fatte firmare due volte dal cliente senza che nessuno vada a leggersele con la necessaria attenzione. Ma anche se fossero lette non cambierebbe nulla perché quelle clausole sono pressochè uguali, e cioè tutte vessatorie, qualunque sia la banca presso la quale si va ad accendere il mutuo. Questo è il punto nodale che ha reso “patologico” un problema che in tutti i paesi civili del mondo è assolutamente “fisiologico”. Infatti, se un cittadino prende un mutuo a tasso fisso al 15% e dopo vari anni i tassi scendono al 5%, la soluzione più semplice e banale è quella di estinguere quel vecchio mutuo ed accenderne un altro a tasso più basso con quella stessa banca o con qualunque altra banca. Ecco perché lo “strozzinaggio” bancario più che ai tassi di interesse fissati anni ed anni fa, va riferito proprio a quelle clausole che prendono per il collo il cliente rendendogli costosissima l’estinzione del mutuo e quindi di fatto impedendogli qualunque forma di ricontrattazione.
Ecco perché le Banche hanno ragione a far valere la natura di libero contratto tra le parti dei loro mutui. Ma non sono certo senza peccato e non sono molto credibili nello scagliare la prima pietra contro il decreto fissa-tassi. D’altra parte però non si crea più mercato e più efficienza contrapponendo al cartello bancario il cartello di una politica elettoralistica che fissa i prezzi per leggi. E comunque sarebbe opportuno per le banche adeguarsi rapidamente ai dettati del decreto elettorale e…chiudere la partita. Ben più seria e più complessa sarebbe infatti la loro posizione se si facesse un decreto legge, giuridicamente ben più forte e fondato, che dichiarasse nulle, in quanto costituenti un patto leonino, tutte le clausole vessatorie per la estinzione anticipata dei mutui limitando gli oneri per il mutuatario ad un semplice periodo di preavviso ed alle pure spese amministrative. Un tale decreto infatti spingerebbe le banche a fare più mercato e più concorrenza per accalappiarsi i clientili per i nuovi mutui piuttosto che concordare di tenersi stretti i vecchi mutui, magari ricontratti ma pur sempre a condizioni per loro molto vantaggiose rispetto ai tassi oggi correnti sul mercato. C’è da dire infatti che nella fase di discesa dei tassi di interesse le banche tengono fermi i mutui concessi ma ricontrattano la raccolta e la provvista. Pertanto mentre i tassi sui mutui restano fissi, i tassi sulla loro provvista scendono ed i loro margini di guadagno aumentano. Certo, questo è corretto per una sana ed efficiente gestione delle banche. Solo che questa efficienza è asimmetrica: vale per la provvista e non per gli impieghi che riguardano i mutui a tasso fisso. Per avere completamente una sana ed efficiente gestione delle banche occorre invece simmetria. Occorre cioè chiudere l’ombrello protettivo di asimmetrie fuori dal tempo e fuori dalla realtà di tutti i mercati finanziari internazionali. In America i mutui vengono concessi fino al 100% del valore della casa, sono erogati nel giro di due o tre giorni e possono essere estinti in non più di una settimana. E qualunque governo americano non si sognerebbe neppure di fare una legge che fissi i tassi di interesse.
Mario Baldassarri
Fonte: «Il Messaggero» del 10 gennaio 2001