• venerdì , 22 Novembre 2024

Vita da capi un’ora su tre in riunione

La ricerca.La London School of Economics e la Business School di Harvard studiano le agende di 500 manager.
Incontri, telefonate e viaggi: così non resta tempo per riflettere.L’ad di Microsoft Steve Ballmer considera il tempo come un bilancio, che gestiscono i suoi collaboratori avvertendolo dei «fuori budget».Wireless Pc, tablet e cellulari:dirigenti sempre connessi.Alcune aziende si sono dotate di «quiet room» senza pc e telefoni, dove ci si ritira per far cristallizzare le idee.
C’ è chi, come l’ amministratore delegato della Microsoft, Steve Ballmer, considera il tempo a sua disposizione alla stregua di un bilancio e lo dà in gestione ai suoi collaboratori, chiedendo di essere avvertito quando arrivano impegni «fuori budget», e chi preferisce passare molto tempo fuori dall’ azienda che gestisce per coltivare il rapporto coi clienti e non perdere il polso del mercato. Ma, nella maggior parte dei casi, i manager delle imprese, in Italia come all’ estero, consumano le loro lunghe giornate lavorative soprattutto in sede, passando da una riunione all’ altra. Una realtà comune non solo alle imprese commerciali ma anche a organizzazioni di vario tipo: centri di ricerca, fondazioni, organi d’ informazione. Uno spaccato della vita dei «top manager» internazionali realizzato dalla Business School di Harvard e dalla London School of Economics (LSE) fa ora emergere qualche particolare in più: pur lavorando mediamente 55 ore a settimana, i capi delle imprese non riescono a isolarsi per più di un’ ora al giorno. Almeno 18 ore, infatti, sono assorbite dai meeting coi propri collaboratori. Cinque vengono utilizzate per colazioni d’ affari, due per partecipare a eventi pubblici mentre altre due se ne vanno in telefonate e due in «conference call». Una volta considerati i tempi di viaggio e altri impegni minori, per il lavoro individuale, per la riflessione, restano sei ore appena. A fronte di riunioni fisiche o «digitali» che assorbono più di un terzo del tempo. Non è la prima ricerca in questo campo, ma quella condotta dalle due accademie di Boston e Londra, anticipata ieri dal «Wall Street Journal», è particolarmente meticolosa: i ricercatori (tra i quali tre professori italiani: Raffaella Sadun, Andrea Prat e Oriana Bandiera) hanno avuto accesso alle agende di ben 500 amministratori delegati di società di tutto il mondo. Un esame più approfondito, scandagliando tutti gli impegni di durata superiore ai 15 minuti, è stato condotto su un campione ristretto di 65 top manager. Certo, non tutto è catalogabile col freddo metodo scientifico: le risposte ricevute non saranno tutte sincere al cento per cento e poi, nell’ era della comunicazione digitale e della moltiplicazione dei terminali mobili, certi confini sono saltati. Rory Cowan, capo di Lionbridge Technologies, ad esempio, è uno dei tanti a confessare: «Dovunque mi trovi, io sono in contatto permanente coi miei dipendenti e i clienti: non so quando posso dire di non essere in riunione». Ma c’ è anche chi trova che il flusso crescente di riunioni e di comunicazioni digitali provochi un rimbombo che disorienta. In azienda spunta, così, la quiet room senza computer e senza telefoni nella quale ci si ritira per cercare di far cristallizzare le idee. Altro luogo dedicato a questa attività sono i lunghi voli attraverso gli oceani: fino a ieri accompagnati solo dal ronzio dei motori, ora minacciati dai collegamenti telefonici e wireless disponibili anche in quota. Come detto, indagini di questo tipo sono state già fatte in passato, con diverse angolazioni ed esaminando diverse platee di professionisti. L’ anno scorso, ad esempio, è stato pubblicato un saggio sulla composizione della classe dirigente italiana realizzato sulla base di un’ indagine condotta da un gruppo di studio dell’ Istituto Rodolfo De Benedetti. A margine di questi lavori i ricercatori hanno pubblicato anche un’ indagine basata su un campione di 94 manager italiani che ha fornito qualche indicazione aggiuntiva. In particolare dallo studio è emersa una correlazione tra la redditività dell’ azienda e la natura delle riunioni che assorbono gran parte del tempo dei manager. Più ci si dedica a coltivare il rapporto coi propri dipendenti, a coordinare il lavoro interno, più la produttività cresce. Non sale, invece, quando il manager si apre di più al dialogo con interlocutori esterni: dati che hanno lasciato perplessi e un po’ sconcertati molti esperti di organizzazione aziendale.

Fonte: Corriere della Sera del 15 febbraio 2012

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