• sabato , 23 Novembre 2024

Vince l’amico Schulz

Con pochissimi voti. La crisi sfilaccia Strasburgo…
Il socialdemocratico tedesco Martin Schulz è il nuovo presidente del parlamento europeo. E’ stato eletto stamane come da copione con pochi voti, pochissimi voti. 387 contro un quorum di 336. Meno degli ulti tre precedenti, Buzek 555, Poettering 450, Borrell 388. Battuti comunque dli altri due concorrenti, il conservatore britannico Deva (142) e la libedem Wallis (141). Le divisioni dell’Europa sono evidenti nell’assemblea di Strasburgo che nomina un numero uno parecchio controverso e difficile da amare (312 deputati gli hanno votato contro). Nel suo discorso, Schulz dice che l’Europa adesso può fallire e ricorda i disastri del passato che l’ue ha resto storia e cacciato sinora dall’attualità. Sarà una presidenza difficile e spinosa. Succede al polacco Jerzy Buzek, un politico migliore di quanto il suo staff gli ha permesso di dimostrare.
La presentazione apparsa su La Stampa di ieri. In una delle sue più celebri gaffe internazionali, consumata nel pieno dell’emiciclo di Strasburgo, Silvio Berlusconi gli propose la parte di un kapò in un film sull’olocausto. Ne seguì una polemica violenta, che non ha fatto bene all’immagine del Cavaliere e invece ha contribuito a lucidare la stella di Martin Schulz che, domani, sarà eletto presidente dell’Europarlamento nel rimasto di metà legislatura. E’ uno scrutinio scontato, il gruppo popolare e i libdem confermano che voteranno il socialista tedesco. Nessuna sorpresa, dunque. Salvo che, ora, l’arcinemico di Arcore gli porge un ramoscello di ulivo. «Ho parlato con Berlusconi – rivela Mario Mauro, capogruppo europeo Pdl -. Mi ha detto che avrebbe piacere di incontrarlo».
E’ immaginabile che si tenga, l’incontro rappacificatore. Una volta insediato alla guida dell’assemblea comunitaria, l’irsuto tedesco avrà tutto da guadagnare se dimenticherà la scortesia. Glielo impone anche il ruolo, deve essere il presidente di tutti, è questo che voleva. Ha 56 anni, viene da Hehlrath, un villaggio della Nord Renania/Vestfalia. Il padre era poliziotto, mentre la madre si distinse come fondatrice della sede della Cdu nella città natale di Würselen. Un episodio, questo, che Schulz non ha mancato di citare intervenendo alle celebrazioni per l’inaugurazione della sala De Gasperi dell’Europarlamento.
A Strasburgo è arrivato nel 1994 e in una mandato e mezzo ha preso le redini della delegazione socialista. Animale dal potente istinto politico, è noto per avere un carattere difficile e peccare di costanza nell’esprimere gentilezza coi collaboratori. Non beve. Non fuma. Ha modi spesso spicci. Tempo fa, incontrando alcuni giornalisti, notò che la presenza italiana era cospicua e, sentitosi dire che «gli italiani sono 60 milioni», rispose «Troppi!», prima di fare lestamente marcia indietro e sostenere che scherzava. Chi lo contesta, ricorda la veemenza delle sue dichiarazioni di guerra e la rapidità dei ritiri post compromesso. La rielezione di Barroso alla Commissione è un caso di scuola.
Il capogruppo LibDem, Guy Verhofstadt, invita a non sottovalutarlo. «Con lui il parlamento può rafforzare il suo ruolo politico», assicura. L’uscente Jerzy Buzek, popolare polacco, è stato un buon numero uno, ma Schulz potrà giocare la sua irruenza e farà fruttare l’esperienza per conquistare posizioni per il Parlamento nel riassetto istituzionale in corso a Bruxelles. «E’ un europeista convinto», rileva il verde Daniel Cohn-Bendit. Eppure c’è convergenza sul fatto che il più della sua popolarità si deve allo scontro con Berlusconi del 2 luglio 2003.
Mauro certifica che non c’è «preclusione» verso il tedesco che, prima o poi, vederà Berlusconi e archivierà il passato. Gli azzurri lo voteranno. In cambio il barbuto socialista potrebbe aiutare il Pdl a espugnare con Amalia Sartori la pesantissima Commissione Industria. In alternativa, terrebbero gli Esteri con Gabriele Albertini. Gianni Pittella (Pd) e Roberta Angelilli (Pdl) avranno ancora la vicepresidenza del parlamento. David Sassoli è confermato capogruppo italiano SocDem e Paolo De Castro alla testa della Commissione Agricoltura. Per il dopo Schulz di leadership socialista corrono l’austriaco Swoboda (in pole position), il britannico Hughes, la francese Trautmann. Gli italiani no. Saltano un turno sperano di portare Pittella al vertice nella prossima legislatura. Sarebbe il primo italiano dal 1979, ovvero da che si vota per Strasburgo. Per la cronaca, Schulz è il quarto tedesco.

Fonte: La Stampa del 17 gennaio 2012

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