Obamacare La sentenza è destinata a influenzare l’ agenda politica del nuovo Congresso in cui i repubblicani sono in maggioranza.
«L’ assicurazione obbligatoria è incostituzionale».Ultima parola alla Corte Suprema.
Introducendo l’ obbligo per i cittadini di dotarsi di un’ assicurazione medica, la riforma sanitaria di Obama viola la Costituzione Usa. Le polizze sono, infatti, normali contratti, e la Clausola Commerciale della Costituzione esclude che i cittadini possano essere obbligati a sottoscrivere impegni di questo tipo. Il giudizio emesso ieri dal giudice distrettuale federale di Richmond, in Virginia, si è abbattuto come un fulmine sulla Casa Bianca ma, in sé, non blocca la riforma sanitaria: altri giudici, in Michigan e nella stessa Virginia, si sono già espressi in senso opposto sulla medesima questione e nei prossimi mesi un’ altra ventina di Corti federali si pronunceranno su questo controverso quesito. Poi toccherà alle Corti d’ Appello e, infine, alla Corte Suprema che probabilmente non emetterà il suo giudizio prima delle elezioni presidenziali del 2012. Lo stesso Henry Hudson, il magistrato che ha firmato il pronunciamento, non ha chiesto che l’ applicazione della riforma venga sospesa. Da un punto di vista normativo i tempi dei giudici e quello dell’ intervento dell’ Alta Corte sono compatibili con l’ applicazione della riforma perché l’ obbligo di assicurarsi (vitale per le assicurazioni che dicono di non essere in grado di finanziare senza limiti le cure per i pazienti gravi o cronici se non incassano polizze anche da chi è in buona salute) scatta solo dal 2014. Ma il caso è destinato a influenzare l’ agenda politica del nuovo Congresso che si insedia a gennaio dove i repubblicani, tornati in maggioranza alla Camera, hanno già detto di voler usare la loro maggior forza per smantellare la cosiddetta «Obamacare»: la riforma voluta dal presidente e approvata di misura dopo molti tormenti da un Congresso saldamente controllato – fino alle elezioni di «mid term» del 2 novembre scorso – dai democratici. John Boehner – il leader repubblicano che sta facendo notizia per le lacrime che scorrono sul suo volto quando parla dell’ «american dream» infranto ma anche della sicurezza degli Usa e di altro: ha pianto anche domenica davanti alle telecamere ABC della trasmissione «60 Minutes» – ha chiarito fin dal giorno dopo la vittoria elettorale che il primo obiettivo dei conservatori sarà proprio quello di radere al suolo la riforma. Bisogna cambiare, ha detto, perché «quella votata cancella posti di lavoro e distrugge il miglior sistema sanitario del mondo». In realtà i repubblicani non hanno i voti per cancellare la riforma né per vararne una nuova: cercheranno di non farla funzionare sottraendo fondi e strumenti. Ad esempio proveranno a impedire il rafforzamento degli uffici pubblici che dovrebbero attivare la nuova macchina. Avere alle spalle il giudizio di incostituzionalità di qualche giudice renderà i parlamentari repubblicani ancora più audaci. Si è visto già ieri quando il deputato Eric Cantor della Virginia ha chiesto che la Corte Suprema intervenga subito sulla questione: la sanità, ha detto, è troppo importante per lasciarla due anni in sospeso in attesa di adempimenti procedurali. Del resto anche i pronunciamenti dei magistrati Usa su questioni d’ interesse pubblico sono spesso influenzati dalla politica: Henry Hudson, il giudice (della Virginia come Cantor) che si è pronunciato ieri, è stato nominato anni fa dal presidente Bush ed è socio di una società di consulenza repubblicana (Campaign Solutions) che si è battuta contro la riforma sanitaria e ha sostenuto la candidatura di Boehner alla Camera. E la denuncia sulla quale il giudice si è pronunciato non è stata presentata da un cittadino qualunque, ma dal procuratore generale della Virginia, Ken Cuccinelli: un politico repubblicano in grande ascesa.
Usa, la riforma sanitaria bocciata dal giudice
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