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Un’occasione persa per cambiare il passo

Soluzione gattopardesca: BPM adotta la governance duale, ma ad avere il controllo con circa il 4% del capitale è sempre l’associazione che può contare sui voti dei dipendenti. Sono loro che nominano il Consiglio di Sorveglianza e quindi indirettamente il Consiglio di Gestione. Il Consiglio di Sorveglianza non può dare indicazioni strategiche, ma solo pareri non vincolanti. Quanto vincolanti invece continueranno ad essere le indicazioni degli “Amici” su ciò che più conta, promozioni e carriere, il comunicato pudicamente non dice: non è il caso di parlare di quello che non cambia. Valeva la pena discutere fino a mezzanotte?
Si è persa l’occasione di far diventare BPM un’impresa “normale” in cui chi ci mette i propri soldi controlla che cosa se ne fa, sceglie il management e se non va bene lo sostituisce. C’era la necessità di ricorrere a un aumento di capitale 2 o 3 volte la capitalizzazione della Banca; quella di agire sulla struttura di gestione e di controllo della Banca, severamente contestate da Banca d’Italia nella sua ispezione. Erano un richiamo alla realtà, potevano diventare la ragione per rimediare all’anomalia di una società che ricorre alla Borsa e al mercato dei capitali ma rifiuta il principio che è alla base della Borsa e del mercato dei capitali, e quella di una banca che si dice cooperativa ma di fatto consente a una piccola minoranza di gestirla a proprio vantaggio. A questa doppia anomalia la facciata del duale consente di sopravvivere.
Erano in due a poter chiedere di “vedere le carte”, la Banca d’Italia e il mercato. Il Governatore nelle ultime Considerazioni Finali aveva avuto toni molto determinati nel chiedere di eliminare queste anomalie. Il momento difficile per l’intero sistema bancario deve aver suggerito all’Istituto di evitare una misura drastica quale il commissariamento, nel timore di conseguenze di sistema, con ripercussioni aldilà di BPM; e sconsigliato di assumersi la responsabilità dei risultati futuri, in un momento in cui il futuro appare per tutti denso di nubi. Quanto al mercato, esso valuta quello riesce a prevedere a partire da quello che c’é: il valore di quello che potrebbe essere, se venissero imboccate altre strade, rimane inespresso. E’ l’attuale consiglio di BPM ad aver deciso ieri sera, di non voler esprimere quel potenziale. Non ero il solo a pensare che una banca ben posizionata nella parte più ricca e produttiva del Paese, con una buona rete di vendita, che si presentasse sul mercato con una nuova governance, ancora di più in questo momento, poteva mirare ad altri traguardi. Si è preferito invece prorogare l’esistente.
Auguro ogni bene a un’azienda di cui sono stato consigliere per due anni, ma temo che la strada scelta porterà a un progressivo declino: se va bene.

Fonte: Sole 24 Ore del 29 settembre 2011

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