Altro che abbiamo tempo, non è necessario accelerare. Per la nomina del nuovo governatore della Banca dItalia, il tempo vero, non quello formale, è scaduto da mesi. Draghi è stato formalmente indicato come successore di Trichet alla Bce a giugno, e già allora il premier avrebbe dovuto procedere prontamente alla scelta, che gli compete senza mediazione alcuna se non il preventivo passaggio nei confronti del Consiglio Superiore di Bankitalia e successivamente del Presidente della Repubblica. Farla subito avrebbe significato conquistare credibilità internazionale, specie dopo le polemiche nate intorno alluscita di Bini Smaghi dal board della Bce chiesta esplicitamente da Sarkozy per avere un francese al vertice dellEurotower dopo Trichet. Invece si è atteso non si sa bene cosa. Ma la nomina è diventata una stringente necessità quando, tra luglio e agosto, sui mercati i titoli di stato e gli istituti di credito italiani sono entrati pesantemente nel mirino della speculazione. In quel momento cera bisogno di dare un segno di autorevolezza, occorreva che il governo, oltre alle manovre chieste dalla Bce, dimostrasse agli operatori e alle agenzie di rating, oltre che ai partner europei, di essere sulla palla. Al contrario, non solo la nomina non è stata fatta, ma si è lasciato cominciare un balletto intorno a più nomi, tutti peraltro stimabilissimi, il cui copione era ispirato alle dinamiche della più bassa cucina politica nostrana, come dimostra lincredibile preferenza etnica del ministro Bossi a favore di uno dei candidati. Uno spettacolo indecoroso finito inevitabilmente sui giornali e quindi rimbalzato sulle scrivanie di interlocutori che non senza conseguenze hanno rafforzato la loro convinzione che siamo un paese inattendibile. Nello spread che viaggia tra i 350 e i 400 punti un livello insostenibile, ha giustamente stigmatizzato un uomo di poche ma sagge parole come Bazoli cè anche questa ennesima dimostrazione di pochezza.
Ma la misura è stata colmata venerdì, quando da un lato Berlusconi ha detto ripetuto per la seconda volta in pochi giorni che non cè fretta, e dallaltro ha provveduto a fare alcune nomine di governo di cui solo lui sentiva la necessità. Il tutto mentre, lasciato colpevolmente marcire, il problema Bini Smaghi riscoppia fragorosamente, visto che la diplomazia francese fa trapelare che un Sarkozy assai inquieto, cui era stato promesso che la staffetta con un banchiere transalpino ci sarebbe stata prima dellinsediamento di Draghi l1 novembre, potrebbe esternare tutta la sua irritazione. Cui si aggiunge quella di Napolitano, che da mesi tenta con la moral suasion di indurre il premier alla ragionevolezza. Che nello specifico significa prendere atto che Draghi il cui comportamento da presidente della Bce sarà per noi decisivo preferisce, come Bankitalia stessa, che la scelta cada su Saccomanni. Al quale, ora, si parla di affidare un interim in quanto direttore generale. Una cosa che fa venire i brividi anche solo a sentirla evocare come ipotesi.
Considerato che il 23 ottobre cè un vertice europeo dei capi di stato e di governo, il 24 la riunione del Consiglio superiore di Bankitalia, il 26 la giornata del risparmio (in cui Draghi e Tremonti devono parlare) e poi il G20 a Cannes, è chiedere troppo, signor presidente del Consiglio, di arrivare a questi appuntamenti con governatore nominato e staffetta Bce fatta?
Uno spettacolo indecoroso
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