• lunedì , 23 Dicembre 2024

Università e ricerca in concorrenza, ecco una riforma da fare subito

L’ACCORDO raggiunto sul Tfr è un compromesso, ma c’è, sblocca le liquidazioni degli italiani. L’Europa dice sì alla manovra ma invita ad accelerare sulle riforme strutturali. In questa direzione si spendono anche alcune componenti della maggioranza. Noi ne segnaliamo una che ha i caratteri dell’urgenza e viene spesso dimenticata: la riforma di università e ricerca e dei loro rapporti. Ci spiegheremo ricostruendo attraverso alcuni casi illuminanti le esigenze che possono guidare il cambiamento in questo settore.
Che relazione c’è tra la ricerca teorica e la sua utilizzazione per la soluzione dei problemi di tutti i giorni? Può un ricercatore passare dalla più grande astrazione, come quelle dell’astrofisica, all’applicazione delle sue conoscenze, alla soluzione di un problema estremamente concreto come quello della sicurezza negli aeroporti,con l’uso di tecnologie adatte ad una verifica non invasiva dei bagagli dei passeggeri? La risposta è sì. Lo ha spiegato, raccontando di se stesso, Riccardo Giacconi, italiano di origine, premio Nobel 2002 per le sue ricerche in astrofisica condotte negli Usa, all’Università ed in un ente pubblico di ricerca, la Nasa. Dopo aver condotto per anni i suoi severi studi di astrofisica che gli sono valsi il Nobel, ha applicato le sue conoscenze all’innovazione delle tecnologie di controllo dei bagagli. Si tratta di un caso di successo, non solo per l’innovazione che ne sta alla base, ma anche per i suoi risvolti commerciali.
Il caso di un ricercatore che riesce a realizzare nella sua vita esperienze così diverse è certamente molto inusuale.Ma esso è anche indicativo del legame e della continuità sostanziale che c’è tra la ricerca di base e quella applicata. Dobbiamo investire sull’una e sull’altra perché quasi sempre gli effetti di una ricerca di base non solo prendono tempo per manifestarsi, ma seguono percorsi imprevedibili. Alla fine del percorso c’è quasi sempre qualcuno che raccoglie un idea, applicandola a una questione spesso assai diversa e, comunque, lontana da quella di chi ha dato l’indicazione teorica iniziale.
Ma ci sono altre lezioni interessanti che vengono dall’esperienza di questo studioso che ha iniziato le sue ricerche in italia e le ha proseguite negli Usa. Intanto che i risultati che ha conseguito sono stati resi possibili non solo da un’organizzazione scientifica e da laboratori che attraggono le migliori intelligenze del pianeta, ma anche dalla concorrenza che c’è tra le differenti università e tra di esse e gli altri enti di ricerca. La sua storia ci dice che quando una di esse ha cessato di credere, magari per carenza di fondi, alla possibilità di portare avanti il suo progetto di ricerca, ce n’è stata subito un’altra che si è fatta avanti, mettendosi in concorrenza con la prima.
La premessa è, naturalmente, la presenza di un processo trasparente e chiaro che sta a fondamento dei finanziamenti dei progetti di ricerca, delle loro possibilità di successo e, soprattutto, delle qualità scientifiche del ricercatore o del gruppo dei proponenti. Questo stato di fatto consente un’elevata mobilità geografica, settoriale nonché un’osmosi continua, tra pubblico e privato, che consente di assicurare le migliori opportunità a tutte le intelligenze ed attività di ricerca.
Premiare il merito, l’esperienza, la creatività, assicurare condizioni adeguate dell’ambiente di lavoro, un trattamento economico adeguato sono condizioni necessarie perché l’attività di ricerca sia attraente. Da essa dipende il progresso tecnologico di cui abbiamo assolutamente bisogno ed è necessario per assicurare una migliore qualità della vita e ed un maggior benessere a tutti i cittadini. L’Europa si è impegnata a investire di più in questa direzione ed a creare uno spazio comune per la ricerca. Ciò per consentire la massima mobilità dei ricercatori che non deve essere frenata da ostacoli burocratici, previdenziali ed ammininistrativi. E’ essenziale, soprattutto, che l’attività di ricerca sia resa più attraente per i giovani che non devono vedere soffocato il loro entusiasmo dalla mancanza di strutture e di organizzazione, nonché da percorsi in cui carriera, merito e trattamento economico si congiungano in maniera virtuosa attraverso processi di valutazione trasparenti.

Fonte: Il Messaggero del 24 ottobre 2006

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