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Una governance europea che salva l’autonomia italiana

Facendo tesoro della più grave crisi economica dal dopoguerra, l’Europa ha ridisegnato a fondo la sua governance macroeconomica. Nel Consiglio dei ministri di venerdì scorso è stata approvata laversione preparatoria del Programma nazionale di riforma. II rinnovamento profondo apportato alla governance macro-economica europea ha conseguenze e sviluppi importanti per le strategie di policy degli stati nazionali. Con l’accordo dei ministri finanziari sulla riforma del Patto di stabilità e crescita (Psc), rag- giunto a Lussemburgo il 18 otto- bre, il disegno di questa nuova governance è stato completato. Naturalmente,sarannonecessa inegoziati tecnici per definire le regole del Psc nel dettaglio necessario a renderne possibile l’attuazione. Tuttavia, la decisione politica è stata presa Essa si affianca all’adozione (Giugno 2oio) della strategia “Europa 2020” saggiamente definita, da Mario Monti, un contenitore e uno stimolo per l’Italia, all’interno di una visione più matura del rapporto con l’Europa. Nell’ultima riunione del Consiglio europeo (28 e 29 ottobre), vi è stata poi convergenza sulla necessità di contribuire alla crescita sostenibile, all’occupazione e alla competitività edirafforzareilpilastro economico dell’Uem per aumentare la fiducia. Le profonde innovazioni intro- IL MINISTRO 99 Brunetta: è utile la governance Ue Intervento • pagina 18 INTERVENTO Una governance europea che salva l’autonomia italiana dotte ridisegnano la governance macroeconomica in modo da radicarla in un contesto strategico molto più forte rispetto al passato, attraverso un maggior coordinamento, una maggiore trasparenza, ed una maggiore centraliz- zazione delle decisioni di politica macroeconomica. Questuhimo èun aspetto fondamentale ma’delicato. Su di esso il governo italiano siè mosso in anticipo ella riformato le procedure di bilancio, in modo da renderle relativamente indipendenti dal ciclo politico e dalle pressioni lobbistiche. Un’abbondante e convincente evidenza empirica dimostra come una maggiore centralizzazione delle procedure di bilancio sia associata a deficit e debiti pubblici meno ampie meno persistenti Un’altra consistente evidenza empirica mostra come una gesto-ne rigorosa del bilancio pubblico stabilizzi le aspettative degli operatori riducendo l’incertezza, e contribuisca positivamente alla fiducia dei consumatori. Il governo italiano ha adottato una condotta fiscale molto attenta. Gli effetti benefici si vedono anche in questi giorni, con il successo delle aste per il rinnovo del debito pubblico e la restrizione dello spread rispetto ai titoli tedeschi La strategia e le scelte di policy del governo hanno permesso al paese di superare le condizioni macroeconomichestraordinariamente critiche dell’ultimo biennio senza doverne sopportare gli effetti più negativi, com’è successo ad altri paesi (Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna, per citare i casi più evidenti). Inoltre, dall’ultima riunione del Consiglio Europeo, è emerso un nuovo orientamento sui criteri da adottare per monitorare lo stato di salute di un paese nonpiùsolounavalutazione del debito pubblico, ma anche quella della finanza privata, ovvero, il risparmio delle famiglie, la solidità del sistema bancario, l’equilibrio del sistema pensionistico, il saldo della bilancia commerciale. Questo approccio, corretto in linea di principio perché considera la sostenibilità finanziaria del debito “aggregato” di un paese, pone l’Italia in una posizione più equilibrata nella graduatoria del debito (seconda solo alla Germania in Europa). Tuttavia, la stabilità finanziaria non è tutto ed è essa stessa a rischio, nonostante l’adozione di una politi-cadibilancio rigorosa, senonèac-compagnataaunprocessodicre-scita vigoroso, stabile e duraturo. La cosiddetta strategia “Europa 2020” ridisegna il “ciclo” della governance, introducendo il “semestre di bilancio europeo” che occuperà, a partire dal 2ou, la prima metà di ogni anno. Il restante semestre sarà dedicato all’adeguamento delle politiche nazionali agli indirizzie alle guidelines definite nel semestre europeo. Nel quadro di questo nuovo “ciclo”, verrà realizzato un allineamento del nuovo Psc e della strategia “Europa 2020”, in modo da dare un ancoraggio più forte (e anticipato) al coordinamento e alla vigilanza macroeconomica all’interno della Ue. La strategia macroeconomica (fiscale e strutturale) viene centralizzata a livello europeo. È la fine delle politiche macroeconomichenazionali?No,anchese l’autonomia (e i gradi di libertà) dei go-verti nazionali è vincolata a essere coerente con la strategia e gli obiettivi adottati in sede europea. Le politiche nazionali saranno affidate alle formulazioni dei programmi nazionali di riforma (Pnr), in cui saranno enunciati gli interventi nazionali, a loro volta misurati da cinque indicatori-obiettivi nazionali (occupazione, ricerca e sviluppo, istruzione, efficienza energetica, povertà). Il “Semestre Europeo” inizierà a gennaio con la presentazione, da parte della Commissione, dell’ “Annual Growth Survey”. Esso costituirà il principale contributo alla preparazione del Consiglio Europeo di primavera e conterrà, in un unico documento, sia elementi di valutazione (“assessment”) che indicazioni propositi- ve, riguardanti le tre aree oggetto di osservazione da parte dell’Esecutivo comunitario: sorveglian- , za macroeconomica (quadro generale di riferimento e possibili ricadute sulla crescita e l’occupazione): monitoravuio delle rifor *** me strutturali orientate alla crescita; attuazione del Patto di stabilità e crescita A marzo, dopo l’esame dell’Annua] Growth Survey da parte dei vari consigli settoriali e del Parlamento Europeo, il Consiglio Europeo sarà chiamato ad adottare le conclusioni di cui dovranno tenere conto gli stati membri al momento della presentazione – prevista entro metà aprile – dei Programmi nazionali di riforma e dei Programmi di stabilità e convergenza. A Giugno la commissione formulerà una serie di raccomandazioni sia di natura generale (Ue e area dell’euro) che specifiche per ciascun sta-to membro. Nel semestre successivo, gli stati membri saranno chiamati a portare a termine le loro manovre finanziarie e attuare le loro politiche tenendo in considerazione le raccomandazioni formulate dalla commissione. Il governo italiano ha avviato questa prima fase approvando il suo Pnr. Vi sono indicatele iniziative già in atto e quelle programmate a breve scadenza, per superare gli ostacoli alla crescita e avviare il processo per raggiungere nel zozo gli obiettivi su occupazione, conoscenza, energia, clima e povertà. Il primo passo è garantire la stabilizzazione delle finanze pubbliche attraverso interventi strutturali (tra cui la riduzione della spesa pensionistica in rapporto al Pil). Ma la strategia di riforme strutturali neutrali sul bilancio (“a costo zero”) è stata già impostata e in parte realizzata o avviata. Essapoggia su Spilastri: la riforma delle procedure di bilancio, l’ammodernamento della pubblica amministrazione, la semplificazione amministrativa e normativa, la riforma delle public utilities locali, il federalismo fiscale. Restano ancora sul tappeto due progetti impegnativi la riforma del fisco e il Piano per il sud. Su questi due ambiziosi obiettivi il governo intende impegnare le sue energie nel proseguimento della legislatura. Consapevole che questa potrà avere uno sviluppo naturale e fruttuoso solo se gli sforzi saranno concentrati su diunprogetto pro-crescita di ampio respiro.

Fonte: Il Sole 24 Ore 8 novembre 2010

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