Nell’ America federalista molte città hanno scelto di rinunciare ai fuochi artificiali.
Il 4 luglio, «Independence Day», è la festa popolare dell’ orgoglio americano, celebrata in ogni angolo del Paese. Una giornata di raduni nei parchi, retorica patriottica, esaltazione delle libertà conquistate dai «padri fondatori», concerti, barbecue, sfilate e giochi per i bambini. Poi, all’ imbrunire, tutti col naso all’ insù per lo spettacolo dei fuochi d’ artificio, che per tutte le comunità, grandi e piccole, è, da oltre un secolo, il sigillo e il simbolo di questa celebrazione. Ma gli effetti della crisi economica, della recessione e del deficit che sta travolgendo città, contee e Stati, oltre allo stesso governo federale, sono ormai arrivati anche qui: dopo le prime avvisaglie di crisi nel 2009, quest’ anno molte città dell’ America «profonda» hanno deciso, con la morte nel cuore, di rinunciare a questa radicatissima tradizione. Nelle grandi metropoli, certo, il problema non si è posto. New York si affaccerà, come sempre, sull’ East River e sulla sua baia per vedere i fuochi (anche perché qui lo spettacolo è offerto dai grandi magazzini Macy’ s). A Washington gli invitati «eccellenti» assisteranno allo spettacolo dalle terrazze del Congresso, sulla collina del Campidoglio. Ma a Jersey City, a Monterey in California e a Providence, in Rhode Island, lo spettacolo è stato cancellato, così come a Colorado Springs, a Springfield in Missouri, Yuma e Glendale in Arizona mentre a Birmingham (Alabama) e ad Akron (Ohio), l’ ex capitale dell’ industria della gomma (Firestone, Goodyear, Goodrich) è continuata fino all’ ultimo la ricerca febbrile di qualche sponsor per finanziare lo spettacolo. Impresa che è riuscita a Seattle che ha salvato i suoi fuochi grazie al mezzo milione di dollari versato in extremis da Microsoft e Starbucks, due grandi aziende che hanno sede in città. Rinunciare alla festa è deprimente, ma per molti comuni in difficoltà mandare in fumo centomila dollari in mezz’ ora di fuochi (in genere prodotti in Cina) significa dover poi rinunciare ai concerti estivi nei parchi o dover tagliare due o tre insegnanti o poliziotti. C’ è anche chi, per risparmiare qualcosa, ha anticipato i fuochi al 3 luglio: è un giorno feriale e così non va pagato lo straordinario a poliziotti, pompieri e guardiani dei parchi che devono garantire ordine, sicurezza e pulizia nei luoghi dello spettacolo. Certo, sono briciole, rispetto ai bilanci degli enti locali, ma con la crisi molti Stati, entrati proprio ieri nel nuovo anno fiscale, hanno subito un tracollo delle entrate talmente consistente che, col Congresso indisponibile ad elargire aiuti federali, sono costretti ad operare anche questi tagli minimi ma dal valore simbolici. Durezza ma anche serietà del federalismo: il cielo nero senza scie pirotecniche è una ferita per l’ orgoglio americano, ma anche un modo per far abituare i cittadini e gli stessi amministratori pubblici alla realtà di una crisi che impone a tutti cambiamenti profondi, paradigmatici.
Una festa del 4 luglio poco pirotecnica
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