Come tutte le fumate bianche si è fatta attendere ma porta con sé un qualcosa di liberatorio. Finalmente dunque il governo ha sbloccato la complessa partita dei pagamenti ritardati della pubblica amministrazione alle imprese e lo ha fatto con una soluzione che non compromette l’ ammontare del debito pubblico. Cioè non lo aumenta. Si potrà obiettare che si è perso troppo tempo per strada e che il rebus meritava di essere risolto almeno qualche mese prima (almeno) ma non è il caso di recriminare ulteriormente. È meglio salutare con favore la novità e prepararsi a gestirla in maniera che i tempi siano più stretti possibile, le procedure viaggino spedite e le banche maturino la capacità di collaborare a pieno per il successo dell’ operazione. Bene che vada ci vorranno diversi mesi prima che i soldi entrino veramente in circolo e questo lasso di tempo va governato. Mettendo in conto anche qualche ostacolo. Le amministrazioni morose hanno infatti 60 giorni di tempo per certificare i crediti delle Pmi e dovranno definire una data certa per i pagamenti che non può superare i 12 mesi. Nel frattempo però – ed è questa la novità – i Piccoli si potranno recare in banca con la certificazione dei loro crediti, ottenere nuova (e aggiuntiva) liquidità oppure cedere in toto i diritti. Non è cosa da poco e sicuramente si presta ad innescare un circolo virtuoso, a rimettere in moto molte aziende che senza liquidità rischierebbero di ridurre l’ attività o addirittura di chiuderla. I decreti del governo Monti permettono poi un’ altra operazione che in gergo va sotto il nome di compensazione. La certificazione dei crediti può servire a pagare debiti nei confronti del fisco e degli enti previdenziali e quindi a interrompere azioni di pignoramento da parte di Equitalia. Insomma se finora banche e società di riscossione erano state le bestie nere dei Piccoli, grazie all’ iniziativa dell’ esecutivo si può pensare di scrivere una pagina nuova. Senza farsi illusioni ma anche con la piena consapevolezza che le occasioni vanno sfruttate fino in fondo. Di conseguenza sarà decisivo il ruolo della rappresentanza che dovrà vigilare perché i flussi di denaro che torneranno alle imprese siano costanti/regolari e il timing annunciato dal presidente Mario Monti sia onorato. Non è casuale, del resto, che i decreti del governo arrivino a cavallo tra le due assemblee, quella di Rete Imprese Italia che si è tenuta nella prima decade di maggio e quella di Confindustria che si terrà domani. Complice la Grande crisi l’ efficacia dell’ attività di rappresentanza delle imprese ha, nell’ ultimo periodo, segnato il passo. Qualche osservatore ha addirittura colto un calo di motivazione da parte dei gruppi dirigenti. Ebbene, la gestione dei decreti sui pagamenti sarà un ottimo test anche per loro. Il dialogo con le banche è strategico, va riaperto e riqualificato lasciandosi alle spalle una lunga stagione di incomprensioni e di sciatteria. La modernizzazione in questo caso comincia dal basso, le imprese devono crescere in trasparenza, individuazione del business e collaborazione tra di loro. Ma le banche devono dimostrare di aver maturato una nuova capacità di lettura delle trasformazioni del territorio e di conseguente selezione del credito. Mai come adesso c’è bisogno di rimboccarsi le maniche.
Fonte: Corriere della Sera del 23 maggio 2012Un test per riaprire un dialogo strategico tra Piccole Aziende e Sistema Bancario
L'autore: Dario Di Vico
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