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Un “Partito Iva” per le Comunali Lista a Milano, capitale dei Piccoli

La storia L’ iniziativa di Sergio Cau, consulente pubblicitario «vessato dai contributi previdenziali»
E alla fine il Partito Iva è nato. O sta per nascere. A promuoverlo è un consulente pubblicitario milanese, Sergio Cau, che ha già messo insieme una quarantina di lavoratori autonomi con partita Iva e punta a presentare una lista alle prossime elezioni Comunali di Milano. «Fra di noi c’ è chi lavora in proprio da sempre e chi vi è stato costretto per la perdita del posto di lavoro. Ci accomuna la voglia di fare e di non piangersi addosso» dice Cau. Che aggiunge: «Abbiamo simpatie e opinioni politiche diverse ma siamo delusi da quanto poco abbiano fatto per noi lavoratori autonomi sia i politici di destra, che quelli di sinistra o di centro». Nel ‘ 94 Cau votò per Silvio Berlusconi, “sperando che facesse gli interessi del Paese”, poi si è via via disamorato («al di là della legge Tremonti altri provvedimenti utili per noi non ne ho visti»). Per il simbolo la nuova formazione politica ha pescato nel mito ellenico, un Titano che sorregge il mondo e la scritta «Partito Iva» in verde (www.partitoiva.it). Una scelta che fa capire come Cau e i suoi sodali puntino in prima istanza all’ elettorato che finora ha scelto Lega Nord. «Il 70% di chi ci potrà votare viene dal centro e dalla destra perché è lì che in passato c’ è stato più riconoscimento per il lavoro autonomo». A spingere Cau, 53 anni, sulla strada dell’ impegno politico è stata “una vessazione dell’ Inps» che lo obbliga a pagare, per la sua attività di consulente pubblicitario, non solo il 27% del reddito alla gestione separata ma anche un ulteriore contributo del 21% alla gestione esercenti. Il cahier de doléances degli «ivisti» si apre con la previdenza ma prosegue con il fisco, i mancati pagamenti della pubblica amministrazione e il credito. Cau ha studiato medicina ma ha iniziato a lavorare come consulente di Radio deejay, successivamente ha aperto una propria agenzia di pubblicità a servizio completo (la Nelson) e poi, dopo aver aiutato i dipendenti a ricollocarsi, ha deciso di tornare a fare il consulente. Secondo i suoi calcoli per prendere un consigliere a palazzo Marino dovrebbero bastare 10 mila voti. La presenza alle Comunali è solo il primo passo al quale comunque Cau attribuisce un alto valore visto che Milano è in definitiva la capitale delle partite Iva e quindi entrare a Palazzo Marino sarebbe un passo importante. In queste settimane il Partito Iva ha avuto colloqui con esponenti degli schieramenti pro Moratti e pro Pisapia ma alla fine gli aderenti hanno deciso di presentarsi autonomamente, «per evitare di essere strumentalizzati». La campagna elettorale sarà autofinanziata e si punterà su manifesti che ritrarranno i candidati (tutti rigidamente con partita Iva) nel loro posto di lavoro. Ma perché creare un partito e non puntare sulla più classica rappresentanza di tipo sindacale? «Non disdegno il ruolo delle associazioni ma ci vuole di più. Una vera scossa politica sennò le partite Iva resteranno sempre invisibili». Quanto al programma da sottoporre agli elettori resterà top secret ancora per un po’.«Non vogliamo che i concorrenti facciano copia e incolla».

Fonte: Corriere della Sera del 12 febbraio 2011

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