• giovedì , 26 Dicembre 2024

UN ANTIDOTO ALLE “GUERRE DI SEGRATE”

di Giuseppe Pennisi

La giuria del Nobel per l’Economia premia ancora una volta la teoria che dalla stratosfera della più elegante e complessa analisi matematica porta la disciplina vicina alla vita di tutti giorni. Ovunque la vita di uomini e donne è contrassegnata da continue aste. Al supermercato, ad esempio, cerchiamo prodotti che abbiano le caratteristiche da noi desiderate (il “capitolato”) e possano essere acquistati al prezzo più conveniente.

Raffrontiamo poi i prezzi di vari supermercati (e del valore del nostro tempo) prima di concludere un acquisto. Se le nostre piccole aste quotidiane hanno lo scopo di utilizzare al meglio le risorse famigliari, quelle della pubblica amministrazione, tramite “stazioni appaltanti” grandi e piccole, sono regolate da leggi e decreti e vigilate da organi di controllo per assicurare che “i soldi di tutti” vengano impiegati nel modo più efficiente e più efficace.

Non è la prima volte che la giuria del Nobel premia teorici delle aste: nel 1996, l’ambito riconoscimento andò al canadese William Vickrey, il quale, purtroppo morì tre giorni dopo il conferimento del Premio. Per una decina di anni, in Italia, alla Scuola Nazionale d’Amministrazione sono stati insegnati ai futuri dirigenti dello Stato gli aspetti operativi dell’”L’asta alla Vickrey” o “asta in busta chiusa al secondo prezzo” in cui vince l’offerta più alta, ma viene pagato il prezzo indicato nella seconda massima offerta; in tal modo la scelta migliore per un acquirente è quella di offrire esattamente ciò che è la sua reale valutazione dell’oggetto.

L’insegnamento non deve essere arrivato ai piani alti: verso il 2010 constatai che l’Ad della maggiore stazione appaltante (la Consip) di Vickrey non sapeva neanche il nome. Paul Robert Milgrom e Robert B. Wilson hanno seguito la strada aperta da Vickrey . Migrom non insegna economia – anche se conosce la disciplina a fondo e ha dato importanti contributi alla Teoria dei giochi –, ma Scienze umane.

I maggiori apporti dei neo-Nobel sono relativi al “valore comune”, ossia al valore che inizialmente non è chiaro agli offerenti, ma che con un’appropriata procedura d’asta, si rivela essere lo stesso per tutti, e al “”valore privato”” che varia da offerente a offerente: in vari formati d’asta il venditore può aspettarsi ricavi più alti del previsto se gli offerenti hanno la possibilità di scoprire più cose sul valore che i loro concorrenti attribuiscono al bene in palio.

I loro studi hanno avuto, ed hanno, applicazioni pratiche specialmente nei campi delle telecomunicazioni, a partire dal 1994 quando vennero adottate negli Usa per la vendita di frequenze radio. Con applicazioni di questa natura, non ci sarebbero forse state “le guerre di Segrate”.

Fonte: da Avvenire del 13/10/2020

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