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Tutti i vantaggi dell’asse Bologna-Milano

L’approssimarsi dell’Expo e il fruttuoso incontro tra i due sindaci, Virginio Merola e Giuliano Pisapia, costituiscono una buona occasione per rivisitare la relazione che intercorre tra Bologna e Milano e in qualche modo interrogarsi sul futuro. Se con l’Alta velocità le due città si sono avvicinate e sono nate nuove combinazioni di pendolarismo e/o soggiorno, una nuova forte spinta a riflettere sull’argomento viene dalla crisi e dalla difficile ricerca di una exit strategy. Sabato il premier Mario Monti è stato più ottimista del solito e ha evocato la possibilità di una ripresa, forse già dal 2013. Quello che noi possiamo aggiungere è che in ogni caso si tratterà di una ripartenza selettiva e quanto più saremo in grado di avere una visione integrata dei bisogni delle economie territoriali limitrofe, tanto più saremo pronti a intercettare quanto di positivo il futuro ci vorrà riservare.
Chi accetta un’impostazione di questo tipo deve ragionare come se Milano e Bologna fossero una rete d’impresa, esaminare dunque i punti nei quali l’offerta delle due città è in concorrenza e rischia di generare una dispersione di risorse (penso ai due saloni Made e Saie) e, subito dopo, vagliare tutte le ipotesi nelle quali invece l’integrazione potrebbe produrre di per sé valore aggiunto. I due sindaci sabato scorso hanno parlato di scambi turistici, di cultura e di grandi eventi e il loro impegno rappresenta sicuramente un passo in avanti. Ma anche ragionando sulla popolazione residente qualche piccolo upgrading è possibile, meglio se lo si mette a punto dopo un lavoro di ricognizione dei flussi reali che già naturaliter intercorrono tra le due città. Un po’ di studio e applicazione non fa male e può servire a trarre conclusioni più mirate e legate strettamente ai mutamenti delle relazioni economiche, delle abitudini, degli stili di vita.
Dal punto di vista di Bologna penso che la relazione con Milano sia molto più fruttuosa di un gemellaggio con Firenze che già si è visto non portare grandi frutti. Bologna ha tutte le carte per costruire con la città ambrosiana uno scambio più ricco di quello che pur faticosamente Milano tenta di articolare sia a Ovest con Torino che a Est con il Veneto. In entrambi i casi la distanza resta ancora «troppa» e in qualche maniera evidenzia un’incapacità di delineare una terziarizzazione/modernizzazione dell’intero Nord più veloce. È chiaro, infine, che se si assume l’idea di simulare la relazione Milano-Bologna a mo’ di rete di impresa non si può saltare — specie in chiave Expo — una riflessione su Parma e più in generale la food valley emiliana. So di toccare un tasto delicato per le ricorrenti polemiche tra la Fiera di Rho e il Cibus ma meglio affrontare apertamente le contraddizioni e i conflitti che adottare la tattica degli struzzi. Se vogliamo sopravvivere come grande Paese industriale nell’economia globale i panni sporchi ce li dobbiamo saper lavare, come ci consigliavano i nostri padri, in famiglia.

Fonte: Corriere della Sera del 23 ottobre 2012

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