• lunedì , 23 Dicembre 2024

Troppi remano contro, aiutiamolo

“Non capisco perché quando si parla di Fiat scatta una reazione irrazionale: ci si chiede “ci possiamo fidare?”, si pretende di più che da altri…”. Si scalda subito il sindaco di Torino, Piero Fassino, e non ha peli sulla lingua: “La scelta di Fiat-Chrysler è giusta e necessaria, ma inevitabilmente comporta anche di ridefinire tutti gli aspetti produttivi, commerciali, dove si fa la progettazione. Solo costruendo un gruppo automobilistico di grandi dimensioni si può stare sul mercato, e quando è in gioco un processo di questa entità, non può restare tutto come prima. Non dico di fare sconti alla Fiat, ma di offrire condizioni di convenienza. E non posso fare a meno di notare la differenza tra la disponibilità di Obama e dei sindacati Usa, e il nulla del nostro governo o le resistenze di un pezzo del nostro sindacato, intendo la Fiom”.
Cosa avrebbero dovuto fare?
“Quanto alla Fiom, se non ci fosse stato il referendum con la vittoria del sì, a Torino sarebbe rimasto il deserto. Quanto al governo, poteva almeno offrire misure per rendere più sicura la realizzazione del piano Fabbrica Italia”.
Qualcuno pensa che il piano sia un bluff.
“E allora il governo chiami l’azienda, apra un confronto”.
La richiesta di Marchionne di nuove regole alla catena di montaggio sono giuste?
“Con la globalizzazione penso che le condizioni pensate 20 o 30 anni fa non siano più sostenibili e devono essere riviste in chiave più competitiva”.
E’ preoccupato per Torino se Mirafiori non dovesse ripartire?
“Certo, e per questo mi batterò perché riparta: ha un forte valore simbolico. Ma con il Politecnico di Torino stiamo lavorando per accumulare una cultura industriale che consenta di preservare il know-how cresciuto insieme con l’auto. D’altra parte le principali case automobilistiche già investono qui per sviluppare il “saper fare” del settore. Ci sono sette case oltre alla Fiat, da Gm alla Volkswagen, che hanno qui il centro innovazione, e ormai l’80 per cento dell’indotto auto non va più alla Fiat ma alla Peugeot, alla Renault, alla Nissan, alle case tedesche”.
Vuole dire che Torino vive anche senza Fiat?
“No: la sua presenza qui non è indifferente. Perché l’indotto continui a vivere è importante che ci sia un sito produttivo di una grande impresa”.
A qualcuno Marchionne appare fremente dalla voglia di fuggire dall’Italia…
“Non credo. Ma ammettiamo per un istante che sia così: è più facile che uno vada via se gli dai l’impressione che sei contento se lo fa, o se gli offri invece le ragioni per rimanere?”.

Fonte: Espresso del 3 ottobre 2011

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