La crisi finanziaria ha finito con il mettere in evidenza gli aspetti incompleti dell’Unione europea, ma il presidente della Bce Jean-Claude Trichet rilancia e chiede una governance europea con più poteri, suggerendo interventi da parte dell’Unione per quei Paesi che non prendono misure adeguate di risanamento dei bilanci. Trichet ha introdotto ieri il convegno sugli sviluppi della crisi finanziaria dell’istituto Montaigne di Parigi, al quale hanno partecipato anche banchieri come Michel Pebereau, presidente di Bnp Paribas e regulator come Jean Pierre Jouyet, presidente dell’autorità dei mercati finanziari francese.
«Un giorno – dice Trichet – penso che i popoli europei avranno un Governo federale» e suggerisce la possibilità che un organismo europeo intervenga nel caso in cui i singoli Paesi non prendano misure di bilancio adeguate. «Se un Paese non riesce a prendere le decisioni adeguate in termini di risanamento del bilancio, allora dovrebbe essere consentito di imporle a livello centralizzato». Insomma, giungere a una vigilanza comune sui conti nazionali è un imperativo assoluto per Trichet. La severa presa di posizione del banchiere francese e il richiamo ad adottare a lungo termine una guida molto più rigida per la politica di bilancio cade alla vigilia dell’esecutivo Bce di giovedì (nel quale i suoi 23 membri dovranno decidere se proseguire nel programma di acquisti sul mercato, una scelta fortemente osteggiata da un fronte capitanato dalla Bundesbank), in un’altra giornata di passione per titoli di Stato italiani e spagnoli.
Il richiamo di ieri di Trichet è stato condiviso dal commissario Ue agli affari economici Olli Rehn. «Evidentemente gli sforzi non possono pesare solo sulle spalle della Bce», ha detto il portavoce di Rehn, Amadeu Altafaj, rilevando la necessità di sforzi da parte «degli stessi Paesi, con la gestione dei loro conti pubblici», e di «una risposta sistemica da parte delle istituzioni».
Ieri il presidente della Bce ha proposto inoltre di staccare il settore finanziario, colpito in modo «particolarmente duro» dalla crisi globale, dal rischio di default sul debito sovrano. Secondo Trichet si può immaginare un Governo confederale europeo «con un ministro delle Finanze confederale, che potrà assumere l’intera governance in seno all’Eurozona e prendere questa o quella decisione». In futuro, un ministro europeo delle Finanze dovrebbe poter sostenere una «posizione europea nei negoziati internazionali sul piano finanziario», comprese le trattative che riguardano il settore finanziario.
Trichet ha poi ricordato che il Patto di stabilità europeo, con i suoi parametri del 3% nel rapporto deficit/Pil e del 60% per il debito/ Pil era stato creato proprio con l’obiettivo di «prevenire gli squilibri delle finanze pubbliche nell’area euro». Ma «sotto l’impulso dei maggiori Paesi, in particolare Germania, Francia e Italia, si sono allargate la discrezionalità e flessibilità delle procedure di sorveglianza». Come conseguenza «il Patto di stabilità e crescita si è trovato considerevolmente indebolito nella lettera» e ancor più gravemente indebolito «nello spirito, perché appariva chiaramente che i grandi Paesi se ne dispensavano». Un fenomeno di fronte al quale «la Bce espresse allora le sue più vive preoccupazioni», insistendo per «un’applicazione più rigorosa del Patto». Quanto al settore finanziario, secondo il presidente della Bce l’aumento della complessità del sistema finanziario richiede un rafforzamento molto consistente e rapido del quadro normativo. Quest’ultimo, in particolare, «deve essere un baluardo contro le forze che spingono il sistema finanziario a diventare autoreferenziale». La normativa «deve garantire che il sistema finanziario non si discosti dalla sua funzione primaria, che è quella di soddisfare le esigenze di finanziamento dell’economia reale».
Trichet chiede regole più rigide
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