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Tremonti:libertà d’impresa, per tre anni zero vincoli

Tutto deve essere libero tranne ciò che è proibito. L’ eccesso delle regole blocca lo sviluppo Giulio Tremonti ministro dell’ Economia
Modifiche alla Costituzione. «Il premier è d’ accordo». Il Pil italiano meglio di Germania e Francia I settori «Restano fuori tutta la finanza e il settore dell’ urbanistica» Giulio Tremonti, ministro dell’ Economia, la definisce «la rivoluzione liberale» ed è la proposta che presenterà oggi al vertice dei ministri delle Finanze e dei banchieri centrali del G20 e lunedì all’ Ecofin. «Silvio Berlusconi è d’ accordo» afferma richiamando il comunicato di Palazzo Chigi del giorno prima. E poi, parlando al termine della cena d’ avvio del vertice a Busan, spiega di che si tratta. «È una radicale autocertificazione per i protagonisti dell’ economia reale», cioè la «deroga temporanea», di tre anni, alle tante regole e adempimenti richiesti per l’ esercizio delle piccole attività imprenditoriali, per l’ artigianato (in generale per lo «small business») e per l’ attività di ricerca. «Restano fuori tutta la finanza e il settore dell’ urbanistica» continua il ministro spiegando che bisognerà intervenire con una legge di modifica costituzionale dell’ articolo 41, quello che assieme alla libertà di impresa ne indica fini e limiti. «Insomma tutto deve essere libero tranne ciò che è proibito», chiarisce Tremonti insistendo sul fatto che «l’ eccesso delle regole blocca lo sviluppo». È come se un’ auto non potesse camminare perché un macigno la blocca: se la si accende, gira a vuoto e si spreca solo la benzina, aggiunge. Il paragone è con la situazione economica non solo italiana ma dell’ intera Europa che, afferma proseguendo nell’ esempio, non si limita a standardizzare l’ automobile ma vuole anche stabilire come devono essere le autofficine. Occorre in sintesi eliminare gli ostacoli della burocrazia. «Se Guglielmo Marconi avesse fatto oggi i suoi esperimenti radio dalla nave Elettra, sarebbe finito nei guai, avrebbe violato la legge fiscale, quella postale e il codice di navigazione», chiosa Tremonti che richiama anche Roland Barthes e i suoi «Frammenti di un discorso amoroso» per dire che occorre abbandonare «la remora», un pesce che si attacca alla chiglia delle barche. Si tratta di «un passaggio radicale», un «tornante della storia», ripete il ministro indicando come dimostrazione di sviluppo Busan, la città che ospita il vertice, e l’ intera Corea. «Se si vuole entrare nella globalizzazione ed essere competitivi bisogna lasciare andare un pò della vecchia zavorra altrimenti l’ alternativa è il declino». Gli italiani e gli europei devono scegliere se vogliono un futuro da guardiano dei cimiteri, se poveri, o al massimo da gestore di un Relais, se più ricchi, oppure crescere. Secondo Tremonti non ci sono alternative visto che anche i tentativi fatti, dalle lenzuolate di Pierluigi Bersani alla legge sulla casa del governo Berlusconi («il fallimento è bipartisan»), non hanno prodotto effetti positivi, così come non lo hanno fatto privatizzazioni e liberalizzazioni. Senza contare che una eliminazione dei passaggi burocratici «limita gli interventi della politica» e anche le possibili derive della corruzione. Al G20 di Busan, dove è in primo piano, come ha riferito il ministro delle Finanze francese Christine Lagarde, il problema del risanamento dei deficit e dove si discute su come coniugare il rigore con la crescita, Tremonti non disconosce certo l’ importanza della stabilizzazione dell’ economia e dei mercati («stiamo facendo tutto il necessario») ma punta l’ accento sul secondo termine, dello sviluppo, che «è la grande questione». Per la quale «c’ è la risposta: l’ eliminazione dell’ eccesso di regole», appunto. Perché altrimenti «l’ economia è soffocata e si autosoffoca». Da Bruxelles arriva la notizia che nel primo trimestre il Pil dell’ Italia è cresciuto dello 0,5%, più della Francia e della Germania, e più della media europea in aumento dello 0,2%. «Sono dati che parlano da soli», dice Tremonti.

Fonte: Corriere della Sera 5 giugno 2010

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