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Tremonti:”Il Sud rallenta la crescita”

Il ministro: «Il debito pubblico non è più la medicina». «Le spiagge? Non me ne frega niente» Decreto sviluppo «Nel decreto sviluppo molte cose importanti, dalle opere pubbliche agli aiuti alla ricerca»
La grande questione italiana è quella meridionale, il divario di sviluppo tra il centro-nord e il sud che divide il paese e frena la crescita. Il ministro dell’ Economia, Giulio Tremonti lo dice senza esitare nel suo intervento conclusivo del convegno «Crescere tra le righe” organizzato a Borgo La Bagnaia, vicino Siena, dall’ Osservatorio permanente giovani-editori. Sul bilancio pubblico, dice il ministro «abbiamo tenuto, salvaguardando il risparmio, la coesione sociale e il flusso di investimenti all’ economia». Per rafforzare la ripresa invece, visto che «lo sviluppo non si fa con la spesa pubblica», bisogna affrontare, spiega Tremonti, i grandi nodi dell’ Italia, che sono «la quota troppo ampia di illegalità» nell’ economia, («che stiamo combattendo contrastando l’ evasione fiscale»), ed appunto la dualità della crescita italiana. Ed è soprattutto «un problema politico», se si pensa che le regioni meridionali «chiedono risorse ma poi non riescono a spenderle». Vale anche per gli aiuti Ue che se non utilizzati ( «spesso i bandi di spesa fatti al Sud sono illeggibili»), «vengono dirottati verso altre aree e altri paesi: quest’ anno stiamo rischiando di perdere 6 miliardi di euro», dice Tremonti. Che insiste rilevando come le regioni del Sud non spendano i fondi comunitari ma poi si affrettino a chiedere incentivi al governo. E questo è «un grosso problema». Il primo, il più grande, anche se non il solo. C’ è l’ illegalità ed anche il ritardo delle imprese. Che «hanno la grande questione dimensionale: per anni abbiamo dato incentivi alle fusioni ma il risultato è stato zero carbonella». Finalmente, aggiunge il ministro, sono partiti i vecchi distretti, le nuove reti; funziona il fondo per le piccole e medie imprese e tra breve partirà il Fondo strategico per gli investimenti. «Ci stiamo muovendo per lo Sviluppo e tutte le idee a riguardo sono benvenute basta che non costino nulla» prosegue soffermandosi sul decreto appena varato. Ci sono cose importanti dentro, ma non sono state capite, sostiene tirando in ballo «la pittoresca attenzione» data dai media e dall’ opinione pubblica alle spiagge di cui «a me non frega niente» e non invece «all’ istituzione dei distretti per il turismo» che «sono importantissimi». Tremonti interviene al convegno per illustrare agli studenti presenti un suo «diario della crisi» e per spiegare loro, dice, cosa è avvenuto negli ultimi tempi. Il ministro parte da lontano dal 1789 e dalla Presa della Bastiglia evocando la figura di Luigi XVI il quale pensava di trovarsi di fronte solo ad una sommossa di poco conto e non invece ad una rivoluzione, finendo per perdere letteralmente la testa. Così, dice Tremonti, sbaglia chi pensa che la crisi sia un fenomeno legato al ciclo economico. E non sia invece un fatto eccezionale «che ha radicalmente cambiato tutto». Una crisi vera e propria, i cui fattori scatenanti «sono ancora in essere» rendendo illusoria una soluzione tramite regole esterne alla politica. E impossibile una cura mediante il debito pubblico: «Questa medicina è finita» dice il responsabile del dicastero di via XX Settembre passando ad esaminare la delicata fase dell’ Europa. Che, rileva, «è stata costruita in una prospettiva positiva di moto perpetuo verso il suo allargamento». Nei trattati «è prevista solo la buona sorte ma non la cattiva sorte» che pure c’ è come si è visto in questi ultimi due anni. Quando si sono succedute le crisi di Irlanda, Portogallo e Grecia. La via d’ uscita «potrà essere l’ intensificazione dell’ architettura europea» e sicuramente «l’ emissione di Eurobond». Immediate le reazioni degli esponenti dell’ opposizione all’ attacco al Sud del ministro mentre il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso ha criticato le politiche per lo sviluppo. «Si è fatta una manovra depressiva mentre occorre una politica per la crescita».

Fonte: Corriere della Sera del 15 maggio 2011

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