• domenica , 22 Dicembre 2024

Tra ECOFIN ed Eurogruppo. Quali possibili soluzioni per l’Italia?

di Giuseppe Pennisi

Il nostro Paese è considerato lo Stato maggiormente a rischio tanto dall’Ecofin quanto dall’Eurogruppo. All’Ecofin è stata approvata la proposta della Commissione in materia di “sospensione” del Patto di Stabilità, ma non si è fatto alcun passo avanti in materia di nuovi strumenti dato che la materia pertiene in primo luogo ai 19 dell’unione monetaria, ossia all’Eurogruppo

Ieri 23 marzo, alle 15 si sono riuniti, per via telematica, i ministri dell’Economia e delle Finanze dei 27 Stati dell’Unione europea, ossia l’Ecofin. Oggi 24 marzo alle 18,30 riunione analoga dei ministri dei 19 Stati dell’unione monetaria, ossia l’Eurogruppo.

Nel fine settimana, ci sono state febbrili discussioni, sempre per telefono o videoconferenza, tra diversi ministri finanziari per tentare di trovare una strada comune per rispondere all’emergenza del coronavirus e della recessione. Una strada – ben inteso – che vada oltre le proposte della Commissione europea di “sospensione” del Patto di Stabilità. Come analizzato su questa testata il 22 marzo tali proposte lasciano, sostanzialmente, scoperta l’Italia a ragione del suo alto debito pubblico rispetto al Pil, un rapporto destinato a peggiorare sia per il decremento del Pil (iniziato nel quarto trimestre 2019) sia a ragione del nuovo massiccio indebitamento.

Non facciamoci illusioni: l’Italia è considerata lo Stato maggiormente a rischio tanto dall’Ecofin quanto dall’Eurogruppo. All’Ecofin, è stata approvata la proposta della Commissione in materia di “sospensione” del Patto di Stabilità, ma non si è fatto alcun passo avanti in materia di nuovi strumenti (quali le numerose versioni di quelli che un tempo venivano chiamati i mai nati “eurobond”) dato che la materia pertiene in primo luogo ai 19 dell’unione monetaria, ossia all’Eurogruppo.

Contatti, scambio di idee, di ipotesi sono continuati per ore. Sul tavolo, essenzialmente tre proposte: una linea di credito rafforzata classica offerta a diversi stati membri (non a uno solo per evitare un vero o supposto “stigma”) sulla base di una serie di condizioni che implicano un programma di rientro e di riforme interne; un meccanismo per fornire liquidità per coprire la spesa sanitaria dell’emergenza che sarebbe di entità molto più modesta; un Covid-bond emesso dal Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes) o dalla Banca europea degli investimenti.

In particolare, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha proposto di utilizzare il Mes, che potenzialmente dispone di circa 700 miliardi di euro, anzi di mettere quei fondi a disposizione di tutti gli Stati, senza alcuna condizionalità. Ipotesi che al momento appare non realistica soprattutto in quanto uno Stato-chiave (l’Italia) non ha rispettato gli impegni assunti all’entrata nell’euro e più di recente ha finanziato in deficit spesa pubblica improduttiva (quale il cosiddetto “reddito di cittadinanza”). Si lavora, quindi, su altre soluzioni.

Una prevede l’introduzione di linee di credito precauzionali a diversi Stati, evitando così il ricorso al Mes così da parte dei singoli ed il vero o supposto “stigma”. Non facile definire le condizioni di questi prestiti, che rischierebbero di danneggiare la reputazione di quegli Stati sui mercati. C’è l’ipotesi di introdurre queste condizioni soltanto una volta che sarà finita la crisi, ma non sarà certo facile articolare il momento in cui far scattare le condizioni anche perché gli effetti si trascineranno a lungo. Per questo motivo, Grecia, Spagna e Portogallo non sembrano particolarmente lieti di questa ipotesi di linee di credito per così dire “collegiali”. Un’altra opzione prevede l’introduzione di un nuovo strumento di liquidità all’interno del Mes, aperto a tutti, ma strettamente limitato alle spese per l’emergenza sanitaria. In questo caso le risorse a disposizione sarebbero notevolmente ridotte.

L’Eurogruppo considererà opzioni per aggiungere una nuova linea di difesa contro il coronavirus come parte della nostra coordinata risposta alla crisi, facendo seguito al mandato dei leader questa settimana. Ci riuniremo in videoconferenza martedì alle 18.30″: lo scrive su Twitter il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno.

Dubito che si giungerà ad una conclusione positiva tanto differenti sono le posizioni. Vorrei, però, ricordare che ero a Washington, dove lavoravo in Banca mondiale, e che non ci fu alcuno stigma quando nel 1974 l’Italia ottenne un forte prestito stand-by dal Fondo monetario. All’epoca lo sottolineò anche il compianto Marcello de Cecco nel saggio Italy’s Payments Crisis: International Responsibilities in International Affairs (Royal Institute of International Affairs) Vol. 51, No. 1 (Jan., 1975), pp. 3-22.

O più semplicemente come diceva Tevye, il povero lattaio, alle proprie figlie nella memorabile commedia musicale Fiddler On the Roof (Un violinista sul tetto): “Non c’è da vergognarsi se si è troppo indebitati e ci vengono chieste garanzie, ma non si deve neanche esserne orgogliosi”.

(Formiche.net del 24 marzo 2020)

 

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