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Tetto all’export per salvare le monete

Il vertice in Corea.I Sette grandi tentano l’ accordo per evitare la guerra delle valute dopo il forte calo del dollaro
Il compromesso Geithner: limite ai surplus commerciali.No dei Paesi emergenti
Un primo passo verso una soluzione concordata del problema dei cambi è stato fatto: i ministri e i governatori del G7 hanno raggiunto un’ intesa sulla proposta, profondamente rivista e corretta, avanzata dagli Usa. Che è stata portata all’ esame della riunione del G20 – che si conclude oggi – dove invece l’ accordo è più difficile da raggiungere. Tutto parte da una lettera inviata ieri al Gruppo dei Venti dal segretario al Tesoro Usa Tim Geithner il quale ha messo nero su bianco il suo suggerimento di un nuovo meccanismo per riequilibrare gli sbilanci delle partite correnti così da assicurare maggiore stabilità e riallineare anche il valore delle monete. In particolare Geithner ha proposto ai Paesi in surplus commerciale di tagliarne il 4% entro il 2015 e a quelli in disavanzo di recuperare negli stessi tempi un’ uguale percentuale. Un colpo alla Cina, primo destinatario dell’ invito Usa a ridurre l’ avanzo commerciale e quindi le esportazioni a favore dell’ import. Ma non solo visto che a protestare sono stati immediatamente l’ India ma soprattutto Giappone e Germania, paesi anch’ essi in attivo. Lo scontro con Tokyo e Berlino è avvenuto nella riunione straordinaria del G7 ed è stato appianato spuntando in qualche modo la proposta americana. E cioè togliendo il riferimento a cifre e target precisi ma lasciando valutazioni di insieme come chiedeva il Giappone. E stabilendo di considerare il livello delle partite correnti dell’ intera Europa, che sono complessivamente in equilibrio, e non singolarmente quelle della Germania, come chiedeva Berlino. Che non vuole certo trovarsi sotto pressione assieme alla Cina. «È una proposta irricevibile» aveva detto in un primo tempo il ministro delle Finanze giapponese Yashihiko Noda specificando poi che il limite «può essere un valore di riferimento». Per l’ Italia ieri ha parlato il premier Silvio Berlusconi che in un’ intervista al giornale tedesco Faz ha sostenuto che «la sottovalutazione dello yuan, stimata dagli esperti tra il 20 e il 30%, rappresenta un problema per il commercio ma non c’ è il rischio di una guerra valutaria globale». All’ interno del G20 la ricerca dell’ accordo è più faticosa perché la Cina ribadisce di non voler fare il capro espiatorio dei problemi delle economie avanzate. Non vuole ridurre l’ export e non vuole apprezzare significativamente lo yuan, anche se deve ben valutare il rischio di rimanere isolata. Geithner ieri ha messo in piedi un incontro bilaterale dietro l’ altro per convincere i Paesi più restii e ha trovato un alleato nella presidenza coreana del G20 che vuole portare a casa un’ intesa per suggellare il successo del summit dei capi di Stato e di governo in programma a Seul tra due settimane. Inoltre si fa sempre più diffusa la sensazione che insistere sulla cooperazione per risolvere i problemi assicuri più vantaggi per tutti di quanti ne produca l’ antagonismo, tanto più che le soluzioni prospettate non sono di immediata attuazione ma richiedono tempi medio-lunghi. «Nessuno al G20 vuole chiudere la riunione senza un piano d’ azione da portare al summit dei capi di Stato» ha affermato il ministro canadese Jim Flaherty. «Difficile concludere un accordo globale, ma nessuno ha interesse a un conflitto» ha aggiunto Berlusconi.

Fonte: Corriere della Sera del 23 ottobre 2010

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