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Terremoto, se il pm insegue “la gente”

Protezione civile indagata per mancato allarme sul sisma all’ Aquila
Sul Terremoto dell’ Aquila il Giudice non Rincorra la Piazza.
«Questo è un lavoro serio», ha affermato il procuratore della Repubblica dell’ Aquila Alfredo Rossini annunciando la chiusura delle indagini preliminari su eventuali responsabilità di chi avrebbe potuto evitare – dando per tempo un allarme ritenuto possibile – che il terremoto nel capoluogo abruzzese mietesse tante vittime. Risultato: l’ accusa di omicidio colposo per 7 dirigenti di Protezione Civile e Istituto di Geofisica. Al termine di una riunione svoltasi il 31 marzo dello scorso anno, appena 6 giorni prima della catastrofe, furono diffuse informazioni troppo rassicuranti, viste le scosse che già si avvertivano? Il dubbio attanaglia da un anno, oltre ad Alfredo Rossini, un intero Paese. A cominciare, ovviamente da chi ha perso parenti e amici. È il dubbio atroce che, in ogni parte del mondo, si ripropone puntuale dopo un sisma devastante: si può prevedere un terremoto? Un vero terremoto? E quando, in che momento è giusto, necessario e doveroso che si lanci l’ allarme? E a chi? A un quartiere, a una città, a una provincia? A chi sì e a chi no? Già a questo punto, onestamente, non c’ è da invidiare Rossini: mai nessuno, in nessuna parte del mondo – dagli Stati Uniti al supersismico Giappone – è riuscito in modo scientificamente provato a prevenire queste calamità. Il che non deve scoraggiare dal pensare che in questo caso non si potesse fare di più, non si fosse in grado di lanciare prima l’ allarme. Ma, al di là dei sacrosanti dubbi e sospetti, siamo in salita. Un conto sono gli edifici mal costruiti e non sgombrati per tempo – e qui sì che è più facile accertare responsabilità e omissioni – altro è il terremoto stesso e la sua prevedibilità. Dopo eventi come quello che ha colpito L’ Aquila, c’ è voglia di giustizia. E giustizia va fatta. Senza far sconti a nessuno. A nessuno. Ma proprio per questo ci sentiamo rabbrividire quando Rossini afferma: «Speriamo di arrivare ad un risultato conforme a quello che la gente si aspetta». E che vuol dire? Che siccome tanta gente, il senso comune, vuol sentirsi dire che sì, L’ Aquila andava sgombrata prima di quella notte, sarà bene che i giudici si adeguino? O bisogna almeno tifare perché lo facciano? Oltre duecento anni fa, l’ americano Charles Lynch si erse a giudice del sentimento popolare forcaiolo e si mise a propinare nella sua contea sanzioni a caso, sommarie. Da lui, il termine linciaggio. In Italia e nel resto del mondo civile, i giudici operano per fortuna in conformità solo con le leggi dello Stato. E speriamo non smettano mai.

Fonte: Corriere della Sera 4 giugno 2010

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