• sabato , 23 Novembre 2024

Tedeschi contro tedeschi sul Co2

Berlino cerca di salvare l’industria del lusso a motore e chiede di riaprire un accordo europeo già chiuso. La resistenza al colpo della Merkel si annuncia sostanziosa..
Strano davvero. Un tedesco che contesta Berlino. Socialdemocratico, per di più. Matthias Groote, presidente della Commissione ambiente dell’Europarlamento ha detto che “Il governo tedesco deve smettere di bloccare la legislazione sulle emissioni delle auto: è inaccettabile che il più grande Stato e la maggiore economia dell’Ue abbia ancora rinviato la conferma di un’intesa raggiunta mesi fa”.
Cos’è successo?
Venerdì scorso è passato il testo sulla riduzione delle emissioni dei van, ma è rimasto al palo quello più sostanzioso sulle auto private.
Costretti a uno spacchettamento normativo dalla veemente offensiva che la Germania ha lanciato in difesa delle sue lussuose e grandi cilindrate, i rappresentati permanenti dei ventotto governi dell’Ue hanno approvato la modifica del regolamento europeo che stabilisce i nuovi limiti di inquinamento per i veicoli commerciali leggeri.
Una minoranza di blocco orchestrata dai tedeschi ha impedito un voto sui veicoli privati e la decisione è stata rinviata ai ministri del Consiglio Ambiente, il 14 a Lussemburgo. Berlino vuole norme più comode per Audi & Co e sta ritardando tutto, ma non è ancora detto che la spunti. Non sino in fondo, almeno.
E’ una sfida di potere industriale come non se ne ricordano. In giugno il trilogo formato da Europarlamento, Consiglio (i governi) e Commissione ha approvato la strategia per la lotta contro i «gas serra». Secondo l’intesa, per i commerciali si tracciava il percorso necessari per giungere a 147 grammi/km di emissioni nel 2020. Per le auto mossa analoga, con riferimento di 95 grammi. Oltre la data limite, tutto è demandato a normative future.
La cancelliera Merkel ha cercato prima di annacquare la difficile intesa e poi di riaprirla, attirando consensi per scongiurare un voto sfavorevole agli interessi delle sue case. Alla riunione di ieri dei rappresentanti nazionali, i tedeschi hanno trovato sette sostenitori (ungheresi, britannici, cechi, polacchi, slovacchi, portoghesi, estoni), messo sul tavolo una proposta alternativa e fatto capire che l’accordo auto non sarebbe passato. L’Italia ha chiesto di avanzare almeno coi commerciali. Nessuno si è opposto.
All’ordine Consiglio Ambiente andrà comunque il pacchetto di giugno, così tutto diventa tattica. Cosa faranno i ministri verdi? E quanto duri saranno i francesi, vero riferimento incerto in questa storia? La Commissione Ue rileva che il testo del rilancio tedesco crea nuovo inquinamento, però spiega che – fermi i parametri – l’ipotesi di una gradualità potrebbe essere digerita. Berlino incassa un punto perché con l’enorme peso specifico ha protetto i campioni nazionali, cosa su cui Greenpeace ha molto da ridire: «Nuove regole aiuterebbero società spregiudicate come Gazprom a saccheggiare l’Artico per alimentare auto inefficienti come Bmw e Mercedes». L’esito è aperto. Nessuno, però, scommette su un finale che lasci i tedeschi a secco.

Fonte: La Stampa del 9 ottobre 2013

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