• lunedì , 23 Dicembre 2024

Tecnocrati fuori dal coro

Accade di rado, ma a volte dallo schieramento che appare granitico della tecnocrazia europea si levano voci dissonanti, che spezzano il fronte della narrazione della crisi con analisi e giudizi sulla politica adottata che dimostrano come sarebbe possibile un’alternativa. Che dimostrano che la distinzione tra destra e sinistra è tutt’altro che obsoleta. Che dimostrano che la politica imposta a partire dal 2008 ha un orientamento preciso, ed è senza alcun dubbio di destra, e non esita a cercare le sue giustificazioni distorcendo i fatti, allo scopo di usare la crisi per imporre un modello di scocietà molto lontano da quello che i fondatori dell’Europa avevano immaginato e le cui tracce si ritrovano ancora nei documenti ufficiali senza che questo influenzi minimamente la deriva reazionaria.

Questa volta la denuncia viene dall’ungherese László Andor, commissario europeo perIl commissario Ue all’Occupazione László Andor l’Occupazione e gli Affari sociali, con un intervento che – forse non casualmente – non sembra aver avuto grande eco sui mass media. Non è sfuggito però a Ambrose Evans-Pritchard, uno dei più autorevoli opinionisti del britannico The Telegraph, che ne ha parlato in un lungo articolo sul suo blog citando ampi stralci del discorso di Andor. Che parlava proprio nella tana del lupo, alla Hertie School of Governance di Berlino, ma non poteva essere più esplicito nelle sue critiche, tanto da far dire a Evans-Pritchard che “è molto vicino alla rivolta vera e propria”.

Poco più di un anno fa era stato Vítor Constâncio, portoghese, che è addirittura vice presidente della Bce, a sfatare i miti sulla crisi alimentati da chi vuole giustificare le attuali politiche, insensate da un punto di vista economico, ma sensatissime rispetto agli obiettivi che l’attuale classe dominante vuole ottenere. Sia Constâncio che Andor sono economisti di rilievo. Il primo è stato più volte ministro e governatore della banca centrale portoghese, il secondo consigliere del primo ministro e poi nel board della Bers, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. Sono entrambi socialisti, cosa che ci riconcilia con un termine il cui significato sembrava irrimediabilmente deteriorato dalle gesta di persone come Maurizio Sacconi o Fabrizio Cicchitto.

Vítor Constâncio, vice presidente BceVale la pena di leggere i loro interventi, anche se per qualcuno può essere un po’ più faticoso visto che sono in inglese (qui una traduzione del discorso di Constâncio). Ci si trovano analisi difficilmente contestabili, molto simili a quelle che qui propongono gli economisti (non solo di sinistra) considerati “non allineati”. Solo che vengono da persone che ricoprono ruoli importantissimi nelle istituzioni europee. Riportiamo un paio delle frasi conclusive di Andor: “Nella storia delle Comunità europea, due tentativi di cooperazione monetaria sono già falliti”, perché i sistemi che erano stati costruiti “was not resilient enough”, non erano adatti a superare le crisi che potevano presentarsi. “L’esistenza di una moneta unica non è una garanzia sufficiente contro la possibilità che questo accada di nuovo”.

“Se si vuole che la nostra Unione economica e monetaria sia irreversibile – conclude Andor – deve anche essere equa e deve essere basata sulla solidarietà. E’ dunque necessario uno stabilizzatore fiscale automatico a livello di eurozona. O rinunciamo al dogma “nessun trasferimento fiscale tra Stati dell’Unione”, o rinunciamo al Modello sociale europeo e a tutto ciò che prevede la strategia Europa 2020”.

Quante probabilità ci sono che l’appello di Andor venga ascoltato? Nessuna, se resta isolato. Ma se il più importante partito del gruppo dei Socialisti europei, che attualmente è il Pd, facesse propria questa linea e lottasse perché diventi quella di tutto il gruppo, qualcosa potrebbe cambiare. Ma “questo” Pd è d’accordo su quella linea?

Fonte: Repubblica.it - 15 giugno 2014

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