Commissioni sui fidi, Rc Auto riformata, tesorerie.Esempi di decisioni senza senso.
Le commissioni bancarie sui fidi abolite da un blitz parlamentare, mettendo a repentaglio i bilanci bancari; la RcAuto riformata in peggio, danneggiando tanto le compagnie quanto i loro clienti; la centralizzazione della tesoreria degli enti locali sotto accusa davanti alla Corte Costituzionale; la Sgr del Demanio per vendere gli immobili evocata e poi ignorata: sono alcune delle partite giuridiche incagliate del governo Monti, che i suoi interlocutori (sociali, nel silenzio di quelli politici) addebitano al premier e alla sua squadra, pur riconoscendone i meriti istituzionali rispetto all’Europa, criticandone l’incapacità legislativa.«Altro che tecnici!», è in sostanza la critica.
E vediamo, caso per caso, perchè.
1) L’abolizione delle commissioni bancarie sui fidi (un colpo di spugna su almeno 10 miliardi di ricavi bancari, roba da abbattere un bisonte) è sfuggita ai filtri preventivi degli uffici legislativi del governo che dovrebbero monitorare il flusso degli emendamenti. Sul piano sostanziale, non c’è dubbio che la norma verrà emendata, ma non è stato ancora trovato una formula legislativa praticabile.
2) L’introduzione, a carico delle compagnie assicurative, dell’obbligo di sostenere il costo della «scatola nera» (quella che serve per registrare i percorsi dei veicoli e quindi prevenire le truffe) è un vero boomerang. Il caso del gruppo Unipol, primo, e per cinque anni, unico a proporre l’aggeggio, con un parco installato di 550 mila sui 900 mila del mercato italiano, avrebbe dovuto far scuola: il cliente paga un canone di affitto per l’apparato e intasca comunque, anche al netto del canone, uno sconto di circa il 15 per cento sul costo di una polizza equivalente senza «scatola nera». Imponendo invece alla compagnia di offrire l’apparato ai clienti accollandosene il costo, si scarica sulle compagnie medesime il peso dell’Iva (sono soggetti esenti dall’Iva, quindi non la scaricano) e in più la provvigione per gli agenti, dimezzando il margine scontabile per il cliente, e quindi l’appeal a sottoscrivere polizze di questo genere che, a fronte della convenienza, indubbiamente sottraggono privacy. Cervellotica anche la norma che impone alle banche di offrire ai loro clienti che stipulano mutui immobiliari almeno un’alternativa «di mercato» alla polizza-vita di casa: perché,volendo, potranno offrire alternative chiaramente non vantaggiose…
3) Sull’Agenzia del Demanio e il suo ingrato compito di privatizzare entro l’anno 5 miliardi di immobili, il governo si è superato. Dapprima ha previsto l’istituzione al suo interno di una Sgr (società di gestione del risparmio); poi, nel decreto sulle semplificazioni, ha dato istruzioni procedurali all’agenzia senza far più menzione della Sgr. E’ successo semplicemente che, al legislativo, si sono resi conto che nella manovra Salva-Italia fatta dal governo Berlusconi in agosto, una Sgr per gli immobili era già stata prevista, ma incardinata direttamente dentro il ministero. E le due norme non sono compatibili. Si è quindi deciso di non decidere.
4) Infine, la superbega della tesoreria degli enti locali centralizzata dietro corresponsione di un interesse misero dell’1 per cento sui fondi avocati a Roma: che ha fatto inalberare tutti, dal sindaco piddino di Venezia Giorgio Orsoni al governatore veneto, leghista, Luca Zaia, che il 13 marzo approverà un ricorso alla Consulta, al sindaco di Firenze, il rottamatore Renzi, che ha parlato di «esproprio tecnocratico».
E gli esempi potrebbero continuare: dall’articolo 36 sulle incompatibilità delle poltrone societarie nel settore bancario e finanziario, che pare inapplicabile; alle scadenze ingestibili per la spesa dei fondi Ue da parte di regioni meridionali cronicamente e notoriamente inefficienti. Come se bastasse scrivere degli editti per far succedere le cose. Non funziona così, magari. Eppure su queste trincee il governo dei tecnici si sta infrangendo.
Tecnici pasticcioni
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