• domenica , 24 Novembre 2024

Tarallucci tunisini e vini

La Commissione a Italia e Francia: regole rispettate, ma senza solidarieità e fiducia avete tradito lo spirito di Schengen.
E finisce lì..
E’ finita proprio a tarallucci tunisini e vini. In aprile era una guerra, a fine luglio è diventata una bolla di vapore che, forse, avrà la conseguenza di accelerare il riesame delle regole di Schengen. Ma con calma, dicono le capitali.
Riassumiamo. In marzo scoppia la rivolta libica, dopo quella a Tunisi e al Cairo. Il flusso degli sbarchi sulle nostre coste riprende a gonfiarsi. In poche settimane arrivano parecchie migliaia di clandestini.
L’Italia li accoglie come ha sempre fatto, le forze dell’ordine e la protezione civile lavorano col consueto cuore. Il governo, titillato dalla pancia leghista, trasforma un problema serio in una questione epocale. Urla all’esodo biblico (che non s’è ovviamente avuto), accusa l’Europa di non fare nulla, ma non accetta sino infondo l’aiuto di Bruxelles la quale pensa che in fondo, per un paesi di 60 milioni di abitanti, la crisi non sia poi così drammatica.
Saggiamente, Roma compra un accordo bilaterale con Tunisi e gli sbarchi diminuiscono in fretta. Allo stesso tempo, concede a circa 25 mila immigrati un dubbio e disputato titoli di accesso che – pare a tutti – ha in prevalenza il potere di permettere ai tunisini di andare in Francia. Scaricabarile, si chiamava questo gioco scaltro.
Gli altri paesi stanno a guardare. Nessuno offre reale solidarietà. Statisticamente, però, non ce ne bisogna. L’Italia può fare da sola. E’ il terzo paese dell’Ue.
La Francia la prende a male e fortifica i controlli alla frontiere, mettendo in forse le regole per la libera circolazione di Schengen, per le quali i controlli alle frontiere devono essere saltuari e non sistematici. La Gendarmerie trova un modo per farli sistematici nel controllo delle regole.
C’à alta tensione sinché Berlusconi e Sarkozy scrivono una letterad’amore e d’accordo in cui chiedono di rivedere Schengen, cosa che alla Francia non conviene, in realtà. E neppure all’Italia. Una simile mossa comunitarizzerebbe la decisione di limitare la libera circolazione e depaupererebbe l’arbitrio delle capitali.
La Commissione corre a presentare il 4 maggio un pacchetto Immigrazione che rispodnde a queste esigenze e immagina una revisione di Schengen. Parigi si accorge che non è un affare, e anche qualche paese del nord.Il dossier finisce in ghiacciaia.
L’epilogo della diatriba tyrilaterale è avvenuto ieri. La commissaria Malmström, responsabile per l’Immigrazione, diffonde una nota dopo un incontro tecnico con Italia e Francia. Dice che i due governi hanno rispettato i dettami di Schengen, dunque i documenti italiani sono regolari come i controlli alle frontiere francesi.
Aggiunge però che i due paesi hanno violato lo spirito del Trattato di libera circolazione, che è basato su fiducia e solidarietà. “non c’è fiducia, non c’è solidarietà”, ha detto il portavoce della svedese. “E neanche l’ampio parcheggio”, avrebbero scherzato Elio delle Storie tese.
Morale. L’Europa dice l’Italia e la Francia hanno rispettato la regole, ma hanno tradito la loro natura. E’ un rimprovero senza conseguenze. Non s poteva fare di più o non si è voluto fare di più? Così la prossima volta, se ce ne sarà una, i ventissete franano gli affari loro nuovamente.
Ponzio Pilato, che passava di là, ha preso appunti.

Fonte: La Stampa del 26 luglio 2011

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