Per il bene dell’economia e della finanza nazionali ma anche di tutti gli italiani che sudano e faticano per creare qualcosa , sarebbe assai utile sapere una volta per tutte se a Palazzo Chigi c’è un governo che rema a favore o rema contro l’idea di un’industria ed una sistema creditizio italiani, forti e concorrenziali nel mercato internazionale.
Detta così, con la semplificazione che serve alla maggiore chiarezza, la domanda parrebbe oziosa; chi mai, quale governo mai potrebbe lavorare contro l’obiettivo di creare un’industria concorrenziale ed una finanza forte e protagonista? Ed invece, gratta gratta, o se si preferisce, osservando e constatando, emerge che i governi di sinistra, quando sono in fase politica crepuscolare, cioè prossima alle elezioni che stanno per perdere, si buttano in svendite o affari che rafforzano i monopolisti di Stato, come l’Enel, o si preparano a consegnare alle banche estere , perle pregiate del sistema creditizio italiano, come la Bnl e forse anche Banca Intesa.
Che l’Enel di Franco Tatò avesse da tempo la lucida strategia di spostare l’asse dell’Enel dalla sola produzione di energia ai servizi, e fra questi in primo luogo alla telefonia, lo si sapeva da tempo. Ma l’Enel, che per i due terzi del capitale è ancora proprietà dello Stato Italiano doveva prima dismettere il ruolo di monopolista elettrico, vendendo le centrali necessarie, e permettere in tal modo che alla privatizzazione si accompagnasse contestualmente la liberalizzazione del mercato elettrico e la conseguente concorrenza di mercato e tariffaria.
Ciò non è avvenuto a tal punto che le tariffe elettriche praticate all’industria sono più alte della media europea di una percentuale che varia tra il 36 ed il 41%. Sicchè apprendiamo che l’acquisto di Infostrada costerà all’Enel 22 mila miliardi di cui la metà saranno pagati in contanti. E chi può escludere che quei soldi in contanti provengano proprio dalle casse delle industrie italiane costrette a pagare di più l’energia elettrica di quanto potrebbero fare se in Italia non ci fosse l’Enel monopolista? Oggi il kwh o lo compri dall’Enel o non lo compri. E se l’Enel è di Stato ed è in questo modo che acquista Infostrada, non è forse questo lo sfruttamento di posizione dominante contrario alle leggi antitrust italiane ed europee?
Affari di fine legislatura, dunque, ma anche svendite. Mentre i governi italiani rafforzano i monopoli statali interni, i governi esteri impostano le loro campagne d’Italia nel settore delle banche. Per prendersi la Bnl, è addirittura venuto a Roma il premier spagnolo Aznar che ha esplicitamente chiesto ad Amato il perchè di tante resistenze. Ci si poteva e, a nostro avviso, doveva attendere una risposta di Amato del tipo: “l’Italia delle banche potrà permettere ancor più di quanto avviene oggi che banche estere acquistino quelle italiane, quando per reciprocità i governi spagnolo, tedesco o francese faranno altrettanto.” Ma non risulta che il Banco de Bilbao che ha già il 10% di Bnl sia disposto a far posto nel suo capitale ad un soggetto italiano, né che la stessa cosa, e con analoghi poteri operativi, avvenga al Credit Agricole che ha già il 15% di Banca Intesa e che ora vorrebbe crescere ulteriormente nella banca frutto della fusione tra Intesa e Comit.
Ed invece, il presidente del consiglio, anziché difendere una linea di rafforzamento italiano, ha voluto raccontare di aver allargato le braccia davanti alle richieste di Aznar, scaricando la responsabilità del niet sul Governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio. Come a dire che ,se dipendesse da lui e dal suo governo, nulla sarebbe di ostacolo. Ma poiché dipende dalla Banca d’Italia l’ostacolo c ‘è finchè qualcuno non lo rimuove. Ed allora lo dicano chiaramente, il governo e la sua maggioranza di sinistra. Vogliono svendere la finanza italiana privata e tenersi solo i monopolisti industriali di Stato? Si accomodino. Ma se ne assumano la responsabilità e non si aspettino ringraziamenti.
Bruno Costi
Fonte: Il Giornale