Nel trentennio successivo all’avvio della riforma tributaria del 1973-74, la pressione tributaria in Italia è aumentata più che in qualsiasi altro paese industrializzato. I problemi che ancora oggi incontra la politica tributaria derivano non soltanto dall’eccezionale aumento della pressione tributaria verificatosi tra il 1975 e il 1997, ma anche dalle modalità con cui si è realizzato tale aumento, e in particolare dal ruolo preponderante che ha assunto l’imposta personale progressiva sul reddito complessivo (IPPRC).
Il notevole successo in termini di gettito e di concentrazione del prelievo sui redditi ha messo in luce i limiti originari e sopravvenuti della riforma sottolineando lo scarto crescente tra il sistema tributario ideale preso inizialmente a modello dalla riforma, il sistema tributario legale, e quello effettivamente applicato e percepito. L’estendersi dei trattamenti tributari differenziati ha reso sempre più difficile perseguire gli obiettivi di neutralità-efficienza, equità orizzontale e verticale, e semplicità che si proponeva la riforma. Persiste ancora la propensione a non affrontare i problemi che ne derivano, e ad evitare la discussione sul livello del prelievo tributario e sulle sue modalità. Tale discussione andrebbe invece apertamente avviata perché per affrontare i problemi della politica tributaria italiana può non bastare la riduzione effettivamente attuabile della spesa pubblica corrente e il maggior gettito recuperabile con la lotta all’evasione.
Fonte: Economia Italiana - 2006