Senza unintegrazione politico-istituzionale lEuropa monetaria non ha senso.Ormai è chiaro anche a chi finora ha evitato di guardare in faccia la realtà: leuro è in crisi. Non la moneta sui mercati, che pure è ulteriormente scesa arrivando ieri a 1,32 sul dollaro ma fa solo bene allexport, e poi se si guardano i fondamentali dovrebbe calare ancora quanto limpianto stesso della moneta unica. Infatti, formalmente è leccesso di deficit e debito pubblico in Grecia e Irlanda a provocare la caduta delleuro, in realtà è la sua fragilità strutturale che trasforma le difficoltà di quei paesi che non dispongono più della leva monetaria e quindi non possono svalutare in altrettante bombe pronte a scoppiare se non vengono disinnescate a suon di miliardi che in solido devono metterci tutti gli altri membri delleuroclub. Dunque, finora della crisi finanziaria europea abbiamo confuso le cause con le conseguenze: il rischio di default greco ieri e quello irlandese oggi come quello portoghese e spagnolo domani, se disgraziatamente la pressione speculativa dovesse continuare altro non sono che il precipitato di un problema a monte, quello dellesistenza di debiti sovrani in capo a Stati che hanno una comune valuta.
Racconta chi ha partecipato allinizio degli anni Novanta alle trattative prima e in occasione della firma del Trattato di Maastricht da cui è nato leuro, che una delle questioni più spinose che furono affrontate dai padri della moneta unica era proprio quella dei debiti degli Stati membri. La proposta italiana fu quella di unificarli in un unico debito comune non casualmente, visto che avevamo già allora quello maggiore, sia in termini di stock sia in proporzione al pil ma lidea, che pure non fu formalmente respinta, rimase sulla carta. Al di là della strumentalità, che indubbiamente cera, lintenzione non era affatto peregrina, perché con leliminazione delle valute nazionali e delle relativa sovranità monetaria veniva a mancare un pezzo decisivo degli strumenti di gestione dei singoli indebitamenti, e siccome tra i firmatari di quel Trattato e poi effettivi soci della moneta europea cerano paesi forti e sani e altri deboli e indebitati, una politica monetaria unica per situazioni tanto diverse era scritto che avrebbe causato un mare di problemi. E anche vero, peraltro, che per unificare i debiti pubblici si sarebbe dovuto gestire con mano se non unica almeno il più unitaria i deficit correnti, e con essi le politiche fiscali e quelle di spesa. In una parola, lintera politica economica.
Insomma, i padri delleuro capirono che lunificazione monetaria avrebbe dovuto comportare la creazione se non prima, almeno in concomitanza di uno stato federale che unificasse lEuropa, almeno quella delleuro, sul piano politico e istituzionale. Ma non se la sentirono di fare quel passo, o più probabilmente non cerano le condizioni per compierlo, e così si affidarono alla speranza malriposta che il processo fosse inverso: prima la moneta e poi lunificazione politica. Così non è stato, però, né poteva ragionevolmente essere. E chi, come il sottoscritto ma in buona compagnia: ricordo il governatore della Banca dItalia, Fazio ebbe ad ammonire che quel miracolo non si sarebbe verificato e che costruire limpianto della moneta europea su quelle fragili basi rappresentava un azzardo che prima o poi avremmo pagato caro, fu descritto non euro-preoccupato, come era giusto, e nemmeno euro-scettico, che era definizione un po forzata e fuorviante ma ci poteva anche stare, bensì fu esposto al pubblico ludibrio con linfamante bolla di euro-disfattista. Che è la stessa, noto, usata in questi giorni anche per la signora Merkel, rea di aver espresso la sua preoccupazione per un sistema di crisi e di conseguenti salvataggi che non può certo perpetuarsi a lungo, sia perché dopo Grecia e Irlanda cè spazio solo per un intervento a favore del Portogallo e poi sono finiti i soldi del fondo anti-default varato a giugno, sia perché non ha senso che i paesi solidi e oculati nella gestione della loro finanza pubblica debbano tassarsi per rimediare agli errori compiuti da altri. Oltretutto, non lo accettano le opinioni pubbliche: quelle dei paesi virtuosi per ovvie ragioni, ma neppure quelle dei paesi viziosi, perché giustamente i primi pretendono misure draconiane per mettere in campo gli aiuti (vedi le reazioni, a suon di scioperi e manifestazioni anche violente, che ci sono in Grecia e Irlanda).
Qui i disfattisti sono coloro che ritardano colpevolmente il chiarimento finale in seno a Eurolandia: o si va subito verso gli Stati Uniti dEuropa, e allora leuro si salva, oppure, siccome è assodato che senza unintegrazione politico-istituzionale lEuropa monetaria non ha né senso né futuro, è meglio (meno peggio) decidere una multipla separazione consensuale. Perché lalternativa è che a prendere la decisione sia in via unilaterale la Germania, che è più che mai tentata dal ripudiare leuro, o espellendo i paesi più deboli o resuscitando il marco. E non lo dico per prendermi una rivincita postuma: se cè un paese che dalla crisi delleuro ha più da rimetterci, questo è lItalia.
Stati uniti d’Europa
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