Il rinnovo delle concessioni agli stabilimenti sorprende l’Ue. Da due anni contestava a Roma di aver violato i Trattati Ue rinnovando senza gara, e per sei anni, le concessioni di tutte gli arenili della penisola. Adesso sono novanta, gli anni…
Stessa spiaggia e stesso mare per novantanni? Michel Barnier proprio non se laspettava. «Se le cose stanno come scrivono i giornali non posso fare a meno di essere sorpreso», fa sapere il commissario Ue per il Mercato interno attraverso la sua portavoce. Cè da capirlo. Dal gennaio 2009 Bruxelles contesta a Roma di aver violato i Trattati Ue rinnovando senza gara, per sei anni, le concessioni di tutte gli arenili della penisola. «Cè stato un lungo scambio di lettere e cercavamo una soluzione», si fa notare. Invece, il francese ha scoperto ieri gli stabilimenti avranno modo di fruttare il loro bagnasciuga per quasi un secolo. A palazzo Berlaymont sono saltati sulle sedie. In effetti, ammettono, «non è proprio ciò che ci attendavamo».
La reazione è stata rapida, arriverà anche una lettera con richiesta di chiarimenti sul decreto Sviluppo e le sue implicazioni. Dalle dichiarazioni si capisce che tira unariaccia. Gli uomini di Barnier hanno limpressione che la norma non sia in linea con le regole del mercato interno, in particolare con la direttiva Servizi, la famigerata Bolkenstein approvata in versione «junior» nel 2006. Secondo la portavoce di Barnier, Chantal Hughes, preoccupava già che «le concessioni in Italia siano spesso rinnovate dopo la scadenza, in modo quasi automatico, senza che via sia una reale riapertura alla concorrenza». Il fatto che siano state assegnat per un periodo così lungo può peggiorare le cose.
Ecco le regole. Lart. 12 della Servizi prevede che, qualora il numero di autorizzazioni sia limitato in ragione della scarsa disponibilità delle risorse (e le spiagge sono limitate), lo Stato è tenuto ad applicare una selezione trasparente e imparziale che permetta a tutti gli operatori interessati di partecipare alla gara. La medesima norma vieta i rinnovi automatici e ogni vantaggio per il gestore uscente. Le concessioni, infine, devono essere date per un tempo appropriato e limitato al termine del quale «deve esserci una reale apertura alla concorrenza».
La Commissione, il cui ruolo è verificare il rispetto delle leggi votate in Consiglio dai rappresentanti dei governi, aveva avuto da ridire per i sei anni di proroga precedentemente definiti dal nostro governo. Con due lettere di messa in mora (29 gennaio 2009 e 5 maggio 2010, data simbolica questultima) lesecutivo Ue aveva contestato la disposizione che sinora conferiva al concessionario uscente un priorità di scelta, circostanza che rappresentava una restrizione alla libertà di offrire servizi sul mercato europeo. In tale contesto, «non vi era eguaglianza di trattamento fra gli operatori». E la pratica «dissuadeva» altri attori dallesibirsi sul palcoscenico balneare.
I novantanni di garanzia di gestione hanno fatto sussultare Bruxelles, che oltretutto aveva concesso periodo di transizione sino al 2015 per consentire ai gestori dei bagni di prepararsi alla rivoluzione del mercato. Nulla da fare. Resta il dubbio della concorrenza tradita in una vicenda che, si sottolinea, appare ispirata da esigenze elettorali. Sarà un confronto lungo e non facile, con rischio di deferimento e condanna in Corte.
Il governo ne fa una questione economica. «Penso che l’Ue debba tenere conto anche della diversità dei paesi europei – ha detto il ministro per lIndustria Paolo Romani -. In Italia ci sono 25mila aziende balneari capaci di offrire ai turisti una grande qualità». «E una norma – replica il leader dei verdi Angelo Bonelli – che fa cadere il principio del demanio marittimo come bene indisponibile, rendendo i beni demaniali disponibili per i privati in via esclusiva». «E sempre possibile la revoca o la decadenza della nuova concessione demaniale», sottolinea il Sindacato stabilimenti Confcommercio. Può darsi. Intanto, i signori villeggianti possono prepararsi allestate calda. Con leconomia ancora debole e linflazione al 2%, Federconsumatori e Adusbef prevedono un rincaro sino al 6% di lettini e ombrelloni. Qualcuno, è chiaro, finirà per scottarsi.
Spiaggiati a Bruxelles
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