• venerdì , 22 Novembre 2024

Solo l’Europa puo’ far ripartire l’economia

Lasciare così com’è la tassa sulla casa, ma detrarla dalle imposte sul reddito. E iniziare una politica di ‘svalutazione fiscale’ come ha fatto la Germania. Una proposta semplice ed efficace, che in campagna elettorale nessuno ha avuto il coraggio di avanzare.
Tutti contro l’Imu. Pagare le tasse non piace a nessuno ma, visto che comunque bisogna pagarle, è meglio farle pagare a tutti per poterne pagare il meno possibile. E allora l’Imu è una buona tassa perché, a differenza di quella sul reddito, non può essere evasa da nessuno: ed è forse per questo che molti (evasori) ne sono contro. L’Imu non va abolita, ma deve essere accompagnata da una sostanziale riduzione dell’Irpef.
In effetti, c’è un modo molto efficace per eliminare l’Imu sulla prima casa: quello di sottrarla all’Irpef, ossia alle tasse sul reddito. In questa maniera si può decidere quanta Imu sulla prima casa possa essere dedotta, quindi eliminata, per non pesare sui contribuenti onesti, ossia quelli che pagano le tasse sul reddito. Uno scambio “più Imu e meno Irpef” farebbe molto bene al paese. Tasseremo di meno il reddito che rappresenta la remunerazione del lavoro e colpiremo un po’ più la rendita. Ne risulterebbe migliorata la nostra capacità competitiva e quindi la nostra possibilità di crescita e di creare lavoro. Verrebbe ridotta l’evasione fiscale, perché la casa non si può nascondere, mentre il reddito può essere occultato. Se poi il gettito Imu fosse direttamente deciso e versato agli enti locali, allora riusciremmo anche a finanziarli con meno trasferimenti dallo Stato e quindi con una maggiore trasparenza e capacità di controllo da parte dei cittadini/elettori. E’ un’illusione? No, è quello che fanno tutti gli altri paesi dove lo Stato si finanzia tassando il reddito, mentre i comuni si finanziano prevalentemente tassando la casa. Ovviamente si può combinare la tassazione della casa con quella del reddito per venire incontro ai soggetti più deboli, ma i due cespiti sono entrambi essenziali per finanziare i servizi pubblici e per una democrazia più trasparente.
In Italia gli spaghetti-federalisti di casa nostra vogliono abolire l’Imu e appropriarsi del 75% delle tasse sul reddito (come proposto dalla Lega per la Lombardia) lasciando allo Stato il compito di decidere e fare il prelievo. Comodo per loro che vogliono decidere la spesa senza avere la responsabilità di tassare. Ma il reddito di un lombardo può anche derivare da attività che lui possiede in Sicilia o altrove. Sarebbe un gran bel federalismo di cui non abbiamo proprio bisogno! Che i lombardi tassino le case in Lombardia (e gli altri nelle loro regioni) assumendosi la responsabilità di far pagare i propri elettori, che poi giudicheranno gli eletti attraverso il voto e sulla base dei servizi ricevuti.
Questa è democrazia federale, non quella di chiedere allo Stato più soldi per potersi comprare il voto dei propri elettori. Se veramente avessimo politici che hanno a cuore il paese, dovremmo puntare a sostituire una parte rilevante dell’Irpef e dell’IRAP con una tassazione sulla casa e con un aumento dell’IVA.
In questa maniera ridurremmo l’evasione (grazie alle tasse sulla casa) e miglioreremmo la competitività delle nostre produzioni, grazie alla riduzione delle tasse dirette, mentre l’aumento dell’IVA colpirebbe anche le importazioni. Gli economisti chiamano questa una “svalutazione fiscale”. E’ quanto ha fatto recentemente la tanto decantata Germania, ciò che ha favorito la sua competitività.
La tassazione sulla casa non va vista come aggiuntiva alle altre tasse, ma come sostituzione almeno parziale che ci consenta di avere un sistema fiscale più equilibrato, più giusto e più efficace. In questa maniera si può contrastare il populismo di quanti urlano contro la tassazione della casa, considerata un bene irrinunciabile e prezioso per gli italiani. In realtà chi propone l’abolizione dell’Imu sulla prima casa vuole solo premiare gli evasori e i furbi, in un paese, il nostro, dove ogni famiglia benestante ha tante case intestate a quanti sono i membri della stessa, proprio per poter beneficiare delle agevolazioni sulla prima casa.

Fonte: Formiche del 18 febbraio 2013

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