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“Sindacati con la Lega?Non si balla con i lupi”

Agire sulle aliquote senza sapere come si interviene negli investimenti potrebbe non bastare Sono necessarie anche una politica industriale e una linea chiara sull’ energia e sulla ricerca.
«Era ora». L’ ex segretario generale della Cisl e attualmente parlamentare dell’ Udc, Savino Pezzotta, commenta positivamente lo scatto di Cisl e Uil contro il governo. «Meglio tardi che mai», aggiunge. Pensa che l’ ultimatum lanciato da Luigi Angeletti e Raffaele Bonanni sia una reale inversione di rotta sindacale, sia in qualche modo uno strappo nel rapporto di Cisl e Uil col governo? «Non so se ci sia o meno un patto da rompere, non mi pronuncio su questo. Dico che finalmente ho visto emergere una posizione critica nei confronti dell’ esecutivo. E ripeto, era ora» Se fosse stato al posto di Bonanni, lei avrebbe reagito prima? «Se il sindacato avesse reagito qualche mese fa, sarebbe stato un bene per il Paese. Ma bisogna in ogni caso tenere conto che per ottenere la massima efficacia dell’ azione serve l’ unità fra le tre grandi confederazioni. Direi che è essenziale, soprattutto in questa fase estremamente difficile per l’ economia». Ma di chi è la colpa della mancanza di unità? «Non do voti e non faccio tabelline. Mi limito ad osservare che Cisl e Uil hanno accentuato una strategia additiva nei confronti del governo che non ha prodotto grandi frutti e la Cgil una strategia invece antagonista, che ugualmente non ha dato risultati. Occorrerebbe che si accordassero su una linea d’ azione riformista rigorosa ma attenta a fare le mosse giuste. In questa fase di grande debolezza dell’ economia non si può chiedere tutto e ottenere tutto. Bisogna scegliere le priorità e agire di conseguenza, in modo selettivo». E la riforma del fisco è la priorità? «È una delle priorità. L’ obiettivo del sindacato è la difesa del lavoro e dell’ occupazione. Se la riforma va in quella direzione, se privilegia e non invece appesantisce il lavoro e l’ impresa, allora si è importante. Sapendo che se si chiede qualcosa di più bisogna anche dire dove andare a prendere le risorse necessarie per farvi fronte. E che ognuno è chiamato a pagare i costi della crisi secondo le sue possibilità. E poi…». Poi? «Il fisco è uno dei terreni del confronto. Bisogna affrontare il problema della politica industriale, di cosa succede nel polo dell’ energia. Agire sulle aliquote senza sapere come si interviene nella ricerca, negli investimenti, nella piccola impresa potrebbe alleggerire le tensioni sul fronte tributario ma non realizzare una vera politica di sostegno alla crescita, di cui l’ Italia ha bisogno». Come valuta il balzo della Lega, che ha addirittura ipotizzato di scendere in piazza al fianco coi sindacati se non si farà la riforma fiscale? «È inutile che gridi. Sta al governo e deve prendersi le sue responsabilità. Non può certo scaricarle ora facendo finta di stare coi sindacati. Sarebbe troppo facile. E comunque non si balla coi lupi». Tornando ai temi sindacali, come valuta la vertenza tra le parti sociali su rappresentanza e nuovo modello contrattuale? «Si può ampliare lo spazio della contrattazione aziendale, si possono abolire le sovrapposizioni, ma pensare di cancellare il contratto nazionale non sta né in cielo né in terra, perché rappresenta la solidarietà, la garanzia dei trattamenti minimi per i più deboli». E la rappresentanza? «Ci sono pochi dubbi a riguardo: è un tema contrattuale, non certo una questione da disciplinare con una legge. Il fatto è che in un regime di pluralismo sindacale come il nostro, ed è positivo che sia così, non ha senso parlare di qualcosa che valga erga omnes. Così come non serve pensare che possa valere un contratto firmato a maggioranza. Il fatto è che i sindacati, Cgil compresa, devono tornare alla tradizione della trattativa, alla pazienza del mediare».

Fonte: Corriere della Sera del 19 giugno 2011

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