di Giuseppe Pennisi
Qual è il “cronoprogramma” del Piano nazionale di rilancio e resilienza (Pnrr)? Ciò che più interessa agli italiani è sapere quando da Bruxelles arriverà “l’anticipo” del 13% della somma totale che verrà destinata all’Italia, portando un po’ di sollievo ai conti pubblici e permettendo l’avvio di progetti essenziali per la ripresa del Paese.
È difficile fare una stima precisa perché ci sono determinati elementi che sono sotto il controllo dell’Italia, ma su altri il governo italiano non ha nessuna speranza di incidere. Lo scorso luglio il governo guidato da Giuseppe Conte aveva annunciato che i primi fondi sarebbero arrivati all’inizio del 2021. Adesso pare più realistico auspicare che giungano a fine anno (se tutto va bene).
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha precisato che il documento verrà inviato alla Commissione europea entro la scadenza del 30 aprile, prevista dal regolamento della Recovery and Resilience Facility del Next Generation EU. Sarà un documento sostanzialmente differente di quello presentato in Parlamento negli ultimi giorni del governo Conte 2. Da un lato, in seguito ad audizioni con varie istituzioni, il Parlamento ha raccomandato significative revisioni. Dall’altro, c’è stata un’interazione informale ma stretta con la Commissione europea, che ha suggerito cambiamenti.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze e gli altri dicasteri maggiormente coinvolti, nonché le autonomie (Regioni e Comuni) interessate, stanno lavorando alacremente al documento da inviare a Bruxelles tra circa due settimane. Molto probabilmente il Parlamento italiano lo riceverà simultaneamente alla Commissione. Il ritardo, che impedisce un secondo esame del Parlamento prima della presentazione a Bruxelles, deve imputarsi in gran misura alle lunghe discussioni sulla governance che hanno assorbito tempo ed energia dall’autunno scorso all’inizio dell’anno.
Il Parlamento, tuttavia, ha modo di fare sentire la propria voce. Infatti, il due maggio inizia una fase di sessanta giorni di interazione ufficiale tra lo Stato membro e la Commissione. Durante questa fase, potranno essere effettuate modifiche al Pnrr, su suggerimenti sia della Commissione sia di istituzioni nazionali, di cui il Parlamento è, naturalmente, la più importante.
In questa fase, la Commissione farà anche la propria “valutazione” del Pnrr. Occorre tener presente che la simultaneità di interazione tecnica e valutazione è abbastanza simile alla procedura per i finanziamenti al “riassetto strutturale” di Banca Mondiale e Fondo monetario a cui la Recovery and Resilience Facility in gran misura si ispira. Completata questa fase di interlocuzione e istruttoria, il Pnrr (se del caso aggiornato) e le valutazioni della Commissione andranno all’organo decisionale: il Consiglio dei Capi di Stato e di Governo (o, se viene delegato, il Consiglio dei Ministri dell’Economia e delle Finanze).
Se non ci sono intoppi e se tutte le parti in causa operano con la massima celerità, ciò potrebbe avvenire alla fine di luglio. E’ più probabile ipotizzare l’inizio di settembre. Se in parallelo sono state messe a punto le procedure contabili, si arriva alle prime erogazioni nel quarto trimestre. Tuttavia, c’è già un masso che ostruisce la strada: il ricorso di numerosi economisti tedeschi alla Corte Costituzionale della Repubblica Federale che impedisce al Presidente Frank- Walter Steinmeier di apporre la propria firma ai documenti ratificati dal Parlamento. È probabile che venga superato nel giro di poche settimane.
È, però, anche prevedibile che gli Stati “frugali”, che hanno mal digerito il Next Generation EU, non si accontentino di un’unica sessione dell’organo decisionale per vagliare, approvare e far decollare tutti i Piani degli Stati.
Fonte: da Avvenire del 11/04/2021