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Se l’Unione bancaria è un «gigante zoppo» con poca condivisione

Se l’Unione bancaria è un «gigante zoppo» con poca condivisione

di Giuseppe Pennisi

Non è nuova la proposta di valutare i titoli di Stato a valore di mercato (quindi, tenendo conto del rischio di insolvenza e quello di fallimento) in una Federazione o Confederazioni di Stati. Negli Stati Uniti il caso più recente è quello del Minnesota che nel non lontano 2011 dichiarò fallimento ed i titoli di Stato vennero, alla fine, rimborsati con uno sconto di circa il 50%. In numerosi Paesi, le plusvalenze e le minusvalenze dei titoli (pure di Stato) vengono valutate a fini tributari interni, a valore di mercato (non a quello nominale) quindi anche in base al rischio. Tuttavia, la richiesta presentata da diversi parlamentare europei ha verosimilmente un obiettivo più ampio: indebolire la nascente Unione Bancaria Europea, che già adesso è un gigante zoppo, sino a mantenerne un unico moncone: il coordinamento della vigilanza, con una parte affidata direttamente alla Bce. In effetti, è l’unico punto su cui convergono tutti.

Nel disegno iniziale, l’Ube sarebbe dovuta essere uno sgabello a tre gambe (quindi, ben saldo): a) procedura europea per la vigilanza bancaria (dando competenza alla Bce per le banche di maggiori dimensioni ed uniformando le regole per le altre, la cui vigilanza resta compito di istituzioni nazionali); b) un percorso comune per la soluzione dei nodi delle banche in dissesto; c) una garanzia comune per i depositi in conto corrente. Di questa tre gambe, unicamente la vigilanza sta facendo i primi passi. La seconda (il metodo europeo per i dissesti bancari) è così ingarbugliata da dubitare che verrà mai applicata: prevede che in segretezza(sic!) circa cento persone di una ventina di autorità nazionali e comunitarie, in un fine settimana (a mercati chiusi), prendano le decisioni del caso. La terza, la garanzia europea sui depositi, è stata accantonata, nonostante che in gran parte dei Paesi europei siano in vigore garanzie nazionali analoghe (sui 100.000 euro). In effetti, la garanzia europea è parsa come il grimaldello verso la condivisione del rischio, un primo passo (come sarebbero state varie forme di eurobonds) per una condivisione, pur solo parziale, del debito sovrano. È in questo contesto che si situa la proposta, emersa nel dibattito al Parlamento Europeo del metodo europeo per i dissesti bancari. Indebolisce ulteriormente una seconda gamba già così complessa da essere difficilmente operativa.

Se la proposta è approvata, il risultato complessivo sarebbe di rendere il gigante zoppo uno sgabello con una sola gamba.

Fonte: Avvenire 30 ottobre 2015

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