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Se il Mediterraneo si infiamma

Un caffè siriano difficile da digerire. La paura di guardare le cose nell’insieme. Il rischio di un Assad disperato e la guerra sotto casa.
Sintesi di un caffè “siriano” con un pezzo grosso dell’Unione europea.
Dice che, purtroppo, è necessario intervenire, ma aggiunge “occhio al dove e come”. Ancora.
Sarebbe meglio evitarlo, ma potrebbe valere un piano senza l’Onu.
Paura seria degli effetti. “Se rendiamo Assad un uomo disperato, gli basterà lanciare qualche missile su Gerusalemme, Cipro e Ankara, e poi chiudersi in un bunker a vedere, come un novello terribile apprendista stregone, l’effetto che fa”.
L’economia europea sta crescendo (poco) come previsto. Potrebbe però darci delle sorprese, andare meglio del previsto. Un conflitto la metterebbe al tappeto di nuovo.
Preoccupazione per il prezzo del petrolio. I future sul greggio stanno salendo. Più analisti vedono in ascesa anche il dollaro sull’euro. Questo combinato disposto rischia di rendere stellare la bolletta energetica e ammazzare il pil.
Chiedi di Siria e ti invitano a guardare il problema in un’ottica più ampia. Damasco è il bubbone esploso. Il Libano rischia di saltare, pure. L’Egitto non si controlla. La Libia è un punto interrogativo immenso: molti pensano che la guerra contro Gheddafi alla fine non abbia dato alcun risultato, se poi la missione europea per la sicurezza dei confini libici se ne sta chiusa a Tripoli per mancanza di sicurezza! La Tunisia non promette bene e l’Algeria la conosciamo.
Il rischio Mediterraneo in fiamme è dietro l’angolo.
(E questo preoccupa il governo italiano in modo clamoroso).
La fonte che sorseggia il caffè siriano vorrebbe evitare l’attacco, la guerra. Ho anche l’impressione che lui/lei – come molti altri – non sappiamo come fare ad allontanare l’amaro calice. E che più che ne parla e meno vede soluzioni facili. “Ne abbiamo solo di cattive, dobbiamo scegliere la meno peggio”.
Mi pare che il caffè le/gli stia andando per traverso.

Fonte: La Stampa del 3 settembre 2013

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