Letta deve assolutamente fare 4 cose per provare a salvare il governo dalla tempesta scatenata dalla condanna di Berlusconi
Da indispensabile ma deludente a indispensabile e soddisfacente. Ecco la metamorfosi, praticabile solo sul terreno delleconomia, che il governo Letta dovrebbe (doveva?) fare per evitare che le vicende personali di Berlusconi lo travolgano (travolgessero?). Francamente, non so se Letta sia ancora in tempo, ma ci sono alcune cose simbolo da fare allinsegna di una logica emergenziale, pezzi di una più complessa manovra economica stile piano Marshall, che darebbero il senso di una indispensabilità non solo politica che rimane: in queste condizioni le elezioni porteranno solo al caos, anche perché è probabile che siano precedute dalle dimissioni di Napolitano e che quindi indurrebbero la maggioranza dellopinione pubblica a difendere lesecutivo e le larghe intese che lo sorreggono, scoraggiando le pulsioni più radicali di rottura della maggioranza e di conseguente voto anticipato.
Tra le tante cose che si potrebbero e dovrebbero fare, personalmente ne sceglierei tre casalinghe e una europea. La prima è già stata praticata ma un po sprecata: il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni. Si poteva fare tutto (120 miliardi) e subito, con modalità dirette tra chi eroga (per conto dei debitori) e i creditori, e quindi in tempi rapidissimi. Si è scelto invece una via gradualista e burocratica. Ora, con un colpo di reni, si può provare a imboccare la corsia demergenza. La seconda cosa da fare è decidere una mega operazione sul patrimonio pubblico. Non gli interventi minimalisti di cui si parla (3,5 miliardi, bazzecole), ma una grande operazione di valorizzazione del patrimonio mobiliare e immobiliare senza che questo significhi né la cessione delle società strategiche (Eni, Enel, Finmeccanica e sue partecipate), né la svendita degli immobili. Ci sono molte proposte in proposito, il governo ne scelga una e lo annunci solennemente. So che lattuazione avrebbe tempi non brevi, ma limpegno al cospetto dei mercati avrebbe una forza dimpatto eccezionale. La terza cosa è intervenire sul prelievo fiscale con due modalità: un taglio delle imposte sulle imprese e sul lavoro per una cinquantina di miliardi, cioè pari a 6-7 punti di spesa pubblica in meno; uninversione di tendenza nella modalità con cui si combatte levasione fiscale, abolendo redditometro (sì, proprio quello appena inaugurato) e studi di settore, strumenti che presuppongono che ogni cittadino sia un criminale. Nel primo caso, il taglio alla spesa corrente non può derivare dalla spending review (se fosse stato possibile sarebbe già successo) ma da alcune riforme strutturali, tra cui la radicale semplificazione del decentramento (sei macro regioni, niente province, comuni solo sopra i 5 mila abitanti) e il ri-trasferimento della sanità in capo allo Stato. Nel secondo caso, il ripristino di un rapporto di fiducia tra Stato e cittadini vale molto di più (anche in termini di entrate) della manciata di miliardi che oggi vengono effettivamente recuperati con la linea dura. Infine, in sede Ue lItalia si deve fare promotrice di uniniziativa che porti in tempi rapidi ad uneffettiva unione bancaria europea.
Troppo e troppo difficile in tempi che si contano in ore? Probabile. Daltra parte, lho detto subito che erano cose cui occorreva metter mano fin dal primo giorno. Ma in tutti i casi: cadere per cadere, non è meglio che capiti con i ministri convocati per approvare tutto questo?
Se il governo c’e’, ce lo faccia sapere
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