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Scaricati sui portaborse

La manovra non tocca le indennità dei parlamentari, riduce solo diaria e rimborsi spesa: cioè i soldi con cui sono pagati i loro staff
Il beau geste è arrivato all’ultimo minuto, proprio alla vigilia della fiducia che segnerà l’atto finale della manovra economica in Parlamento. Nella valanga di tagli – 40 miliardi di euro in tre anni – che colpisce il Paese c’è anche un sassolino parlamentare: i deputati si sono ridotti non lo stipendio, ma alcune indennità, per mille euro netti al mese. C’è però un particolare non trascurabile: la metà di tale cifra, 500 euro, sarà tagliata di fatto non agli onorevoli ma ai loro portaborse.
Infatti, i mille euro non vengono decurtati dall’indennità, lo «stipendio» del parlamentare, ma da due voci connesse: la diaria per le spese di soggiorno, e i rimborsi spese per il «rapporto eletto-elettori», quelli che normalmente gli onorevoli destinano agli affitti per l’ufficio nella città d’origine e, appunto, ai portaborse. In sostanza vengono tolti 500 euro ai 4.003 euro dell’indennità di soggiorno, e altri 500 ai 4.190 euro della voce che comprende la mancetta ai portaborse. Rimane intatta l’indennità parlamentare (che sfiora i 5.500 euro netti, 11.703 al lordo) così come le spese telefoniche (3.098 euro l’anno) e quelle di trasporto e viaggio (3.323 euro a trimestre per gli spostamenti Roma-Fiumicino).
In ogni caso, si tratta di un taglio che non supera la metà di quello strombazzato al momento del varo della manovra, il 10% di tutte le voci che compongono gli emolumenti degli onorevoli, che continueranno ad essere, e di gran lunga, i più elevati d’Europa, intorno ai 18mila euro al mese. Il 10% di taglio è rimasto, ma per i dipendenti di Montecitorio con retribuzione superiore ai 150mila euro; per quelli con stipendi da 90mila a 150mila, il taglio è del 5% per il triennio 2011-2013. Complessivamente, la Camera conta di risparmiare 60 milioni in tre anni. Tagli analoghi sia per importo (mille euro) sia per le voci (diaria e portaborse) sono in arrivo anche al Senato.
L’annuncio dell’ufficio di presidenza della Camera è giunto alla vigilia del voto di fiducia sulla manovra economica, previsto per il pomeriggio di oggi, mentre entro domani ci sarà il voto finale sul decreto. Il provvedimento arriva in porto nella versione «blindata» approvata dal Senato, senza altre modifiche. Ieri mattina, a Montecitorio, Silvio Berlusconi ha incontrato brevemente Giulio Tremonti per fare il punto. Il ministro dell’Economia ha poi partecipato alla Conferenza degli ambasciatori, alla Farnesina.
Davanti ai vertici della diplomazia, che protesta per i tagli alle risorse operati dalla manovra, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricordato che «l’obiettivo della riduzione del debito pubblico non si esaurisce in una manovra, pur pesante come l’attuale, ma richiede uno sforzo costante e coerente».

Il capo dello Stato ha osservato che per i prossimi anni si dovrà riflettere sul come affrontare le necessarie manovre finanziarie, «anche con l’addio ad abitudini e aspettative ben radicate», aggiungendo che il ridimensionamento delle risorse non deve comunque «mortificare funzioni e strutture portanti dello Stato, tra cui la politica estera e la diplomazia. Lo Stato – ha precisato – non può privarsi di funzioni e strutture necessariamente unitarie a livello nazionale. Il federalismo non è dare – ha aggiunto – la diplomazia alle Regioni».
Lunedì i diplomatici hanno protestato contro la manovra, tuttavia le astensioni dal lavoro sarebbero state molto inferiori al previsto. Secondo i dati del ministero della Pubblica amministrazione, l’adesione allo sciopero non ha superato il 22,19% del personale del ministero degli Esteri sia in Italia che nelle sedi estere. A scioperare sono stati 142 dipendenti su 869.

Fonte: Il Giornale del 28 luglio 2010

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