• lunedì , 23 Dicembre 2024

Riforma lavoro, la via della Cisl:”Così puòà cambiare l’Art.18″

Il segretario generale aggiunto Giorgio Santini spiega la proposta per un possibile compromesso attraverso il ricorso alle procedure della legge 223/91: “Solo ‘manutenzione’, non vogliamo affatto rinunciarci”. La Cgil è contraria, ma c’è un’apertura da parte del Pd.Giorgio Santini, segretario generale aggiunto della Cisl ROMA – Potrebbe essere, alla fine, il compromesso sull’annoso problema dell’articolo 18, forse il meno importante dal punto di vista oggettivo, ma il più spinoso da quello politico nella trattativa sulla riforma del mercato del lavoro. L’ipotesi è stata avanzata dalla Cisl, e la Cgil per la verità l’ha già bocciata, ma ha registrato una importante apertura che certamente conta: quella di Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, molto vicino al segretario Pier Luigi Bersani e soprattutto – nel mosaico di posizioni interne al partito – uno di quelli considerati più “di sinistra”, più attento alle ragioni del lavoro e del sindacato. “Considero la proposta Cisl una pista da esplorare e definire in modo opportuno”, dice Fassina.In che cosa consiste questa proposta? Lo spiega Giorgio Santini, segretario generale aggiunto della Cisl e responsabile dei problemi del lavoro. “La nostra idea – dice Santini – è di ricondurre la discliplina dei licenziamenti individuali nell’ambito della stessa procedura che si usa per quelli collettivi, in base alla legge 223 del 1991”.
Come funzionerebbe?
“In caso di licenziamento per motivi economici l’azienda è tenuta ad aprire una procedura preventiva presso la Direzione provinciale dell’ufficio del lavoro, che rappresenta il ministero, con il lavoratore assistito dal sindacato. In quella sede vengono esaminati e valutati i motivi della richiesta”.
E in quale percentuale vengono respinti?
“Mah, secondo la mia esperienza accade solo eccezionalmente, anche perché l’azienda avanza la richiesta quando è in grado di motivarla. Comunque si può prevedere una forte penale per i tentativi palesemente ingiustificati”.
L’apertura della procedura equivale in pratica al licenziamento. Dov’è il vantaggio per il lavoratore?
“Innanzitutto si mette riparo a una carenza normativa. I licenziamenti collettivi sono quelli che riguardano almeno cinque persone. Tra quelli e il licenziamento individuale c’è un vuoto procedurale, che in un paese come il nostro con tante piccole e piccolissime aziende è certamente un problema. In secondo luogo, cosa più importante, permette a chi perde il lavoro di accedere agli ammortizzatori sociali. Se fa causa in base all’articolo 18, infatti, tanto per cominciare resta senza retribuzione fino alla sentenza, e con i tempi della giustizia in Italia il periodo può essere anche di anni. Inoltre, se perde non prende nulla, è un po’ una lotteria”.
E questo quante volte succede?
“Secondo una ricerca della Cgia di Mestre la probabilità è intorno al 50%. In questi casi il lavoratore resta completamente scoperto. Con la procedura della 223, invece, c’è l’accesso all’indennità di disoccupazione, che dipende da età e zona geografica: un anno se si ha fino a 40 anni, due fino a 50, 3 anni oltre; al Sud si aggiune un anno. Inoltre il primo anno è pari al 100% della cassa integrazione, poi l’indennità si riduce all’80%. Ma è pur sempre un paracadute importante”.
In quella sede si può trattare anche una ulteriore buonuscita?
“Sì, normalmente si fa anche questo”.
E se non si raggiunge un accordo?
“In quel caso l’azienda paga una penale, la cui entità è da stabilire, e procede al licenziamento. Ma resta la copertura per il lavoratore”.
E quest’ultimo, a quel punto, può ancora ricorrere per vie legali?
“Non per il merito del provvedimento. Secondo la legge 223 può farlo se ritiene che ci siano stati vizi nella procedura: in questi casi va prevista una forte penalità a carico dell’azienda”.
Questa dunque la proposta Cisl. La Cgil, come si è detto, non è d’accordo: “Non c’è più il reintegro”, osserva lapidario il segretario confederale Fulvio Fammoni. Neanche gli imprenditori, a quanto sembra, avrebbero accolto l’ipotesi con entusiasmo. Ma c’è da considerare che il governo si è molto sbilanciato sull’ipotesi di modifica dell’articolo 18 ed è possibile che voglia in ogni caso arrivare a un cambiamento. Il che aprirebbe un grosso problema politico, perché il consenso del Pd è indispensabile. In questo senso, l’apertura di Fassina è molto importante. E rende possibile una modifica nel senso di questa proposta.

Fonte: Repubblica del 9 marzo 2012

Articoli dell'autore

Commenti disabilitati.