• venerdì , 27 Dicembre 2024

Renzi e i miliardi finti di Juncker

L’accordo sulla nomina di Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione europea è stato raggiunto perché l’Italia si è ritenuta soddisfatta dall’impegno ad assumere misure per la crescita espresso dal candidato. Nel suo discorso programmatico il neo presidente ha affermato che la “prima priorità” è “rafforzare la competitività e stimolare gli investimenti“, quindi “nei primi tre mesi” presenterà un “ambizioso pacchetto per lavoro, crescita e investimenti” che attraverso la Bei e il bilancio europeo “mobilizzerà fino a 300 miliardi in tre anni“. Detto così sembra una bella cifra: è sufficiente? E’ “ambiziosa”? Per capirlo bisogna prima di tutto avere un punto di riferimento. Se guardo la foto di un giocatore di pallacanestro probabilmente non ci vedrò niente di strano. Se però nella foto gli metto vicino qualcuno di cui conosco la statura normale, probabilmente mi verrà da esclamare: “Accipicchia com’è alto!”

Prima di tutto, quindi, confrontiamo la cifra con le dimensioni dell’economia europea. Il Pil dell’Unione (a 28 membri) è circa 12.000 miliardi di euro. Dunque 100 miliardi l’anno corrispondono a circa lo 0,8% del Pil. Già questo mi fa capire che la cifra non è confrontabile con la statura del giocatore di pallacanestro e nemmeno con quella di chi gli avevamo messo vicino. Alla foto dovremo aggiungere un bambino, e neanche troppo cresciuto.

Ma non è tutto, perché bisogna tener conto di una parola-chiave: “…mobilizzerà fino a 300 miliardi”. Già quel “fino a” ci dovrebbe far capire che non sono garantiti, ma questo è il meno. “Mobilizzerà” significa che il piano non prevede che si prendano 300 miliardi dal bilancio europeo e li si impieghino nei vari progetti: prevede che si getti sul piatto solo qualche miliardo, che dovrebbe poi moltiplicarsi, fino ad arrivare a 300, con la partecipazione di soggetti privati.

Una ipotesi molto plausibile di come si svilupperebbe questo meccanismo l’ha fatta su Repubblica Maurizio Ricci: 80 miliardi sarebbero i fondi strutturali non ancora erogati (quindi, niente di nuovo); poi c’è la Bei (Banca europea per gli investimenti) che era stata ricapitalizzata a suo tempo con 10 miliardi, che le consentono di emettere titoli per raccogliere sul mercato 60 miliardi, che a loro volta, usati in progetti che prevedano l’intervento di privati, diventerebbero 180. Infine un po’ di project-bond che, con lo stesso meccanismo moltiplicativo, dovrebbero portare i rimanenti 40 miliardi. Sembra un po’ la storia della contadinella che va al mercato a vendere le uova e fantastica di comprare con il ricavato una gallina, che le permetterà di mettere su un pollaio, che le renderà tanto da comprare un maiale, che… Si sa come finisce la storia: “Così diventerò ricca e tutti mi faranno l’inchino”. Ma inchinandosi fa cadere le uova che portava in un cesto sulla testa.

Juncker, nel suo discorso, ha anche assicurato che il patto di stabilità non sarà toccato, semmai qualcuno potesse aver avuto qualche dubbio. Insomma, l’attuale politica europea non si cambia, la “flessibilità” è risibile, risorse vere per il rilancio non verranno. E a queste condizioni, è praticamente certo che il rilancio promesso farà la stessa fine delle uova della contadinella.

Fonte: Repubblica.it

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