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Referendum bocciato? Era scontato. Ma perché i partiti…

Ora i politici si lamenteranno. Grideranno allo scandalo. Si indigneranno. E verranno sostenuti dalla stampa “antisistema” che si è da sempre allineata contro il Porcellum. Perché la Consulta ha deciso: i due quesiti del Referendum sono inammissibili. Ed era scontato che andasse così.
Sia chiaro: è evidente, dai fatti che il Porcellum vada eliminato, non è questo il punto. Ed è altrettanto evidente che le firme raccolte (1.200.000) dimostrino che ci sia una volontà popolare in merito. Ma il punto è un altro: considerata la natura dei due referendum proposti da Arturo Parisi e Andrea Morrone (la campagna Firmo, Voto, Scelgo, per intenderci, quella con il maiale con la croce sul naso), era un risultato assolutamente scontato e prevedibile. Addirittura doveroso. Talmente doveroso che ci si chiede per quale motivo, se era già in atto la raccolta referendaria Io Firmo ci fosse bisogno di un’altra iniziativa. Con quesiti diversi.
Andiamo con ordine. Io Firmo è il primo segnale di una campagna di raccolta firme per un referendum il cui esito sia abolire il porcellum e ripristinare le preferenze.
La proposta referendaria è composta da tre quesiti, due per la Camera dei deputati, uno per il Senato. I tre quesiti si possono ancora leggere online. Sull’onda dei referendum contro la privatizzazione dei servizi pubblici e contro il nucleare e il legittimo impedimento, parte la raccolta firme di iniziativa popolare, sostenuta da Stefano Passigli, Giovanni Sartori, Enzo Cheli, Tullio De Mauro, Gianni Ferrara, Massimo Villone, Jacopo Sce, Daniel Pommier, Andrea Carandini, Gustavo Visentini, Claudio Abbado, Dacia Maraini, Renzo Piano, Inge Feltrinelli, Innocenzo Cipolletta, Margherita Hack, Benedetta Tobagi, Franco Cardini, Massimo Teodori, Umberto Ambrosoli, Domenico Fisichella, Enrico Scoppola.
I partiti? Assenti. Ma ad un certo punto arrivano anche loro. Sostenendo questa raccolta firme? No. Ne propongono un’altra. Quella col maialino. Sul sito ufficiale, non sono ancora disponibili i quesiti integrali ma solamente una scheda tecnica che racconta le volontà dei due quesiti. I quali si trovano, integralmente, fra i documenti della Corte Costituzionale.Attenzione, però: nella campagna Firmo, Voto, Scelgo, quella sostenuta dai partiti, c’è un vizio di forma. Che è proprio quello a cui si è appellata la Consulta per la sua decisione. Il primo quesito proponeva l’abrogazione d’amblé della legge elettorale di Calderoli. Il secondo, la sua abrogazione per parti. Ma il punto è che la giurisprudenza si basa sulla sentenza n.32 del 1993 (confermata dalla n.5 del 1995) pronunciata dalla Corte Costituzionale:

«Sono assoggettabili a referendum popolare anche le leggi elettorali relative ad organi costituzionali o di rilevanza costituzionale, alla duplice condizione che i quesiti siano omogenei e riconducibili a una matrice razionalmente unitaria, e ne risulti una coerente normativa residua, immediatamente applicabile, in guisa da garantire, pur nell’eventualità di inerzia legislativa, la costante operatività dell’organo.»

Traduciamo? Se si abolisce del tutto una legge che riguarda la materia elettorale ci deve comunque essere una normativa già pronta che garantisca che le elezioni si possano svolgere regolarmente anche qualora il Parlamento non possa legiferare in merito. Cosa che non sarebbe stata affatto garantità né dall’abolizione totale né dall’abolizione per parti del Porcellum.
A riprova del fatto che queste non siano considerazioni esposte esclusivamente a posteriori, in un gruppo su Facebook di un altro comitato referendario la fine ingloriosa del presunto referendum anti-porcellum era stata predetta fin dall’8 settembre 2011.
Quindi, i partiti dovrebbero interrogarsi attentamente sulla loro azione. E rispondere a qualche semplice domanda: perché proporre due quesiti diversi, quando i tre quesiti di Io Firmo tenevano conto di questo prevedibilissimo risultato in Consulta? Come si poteva pensare a un esito diverso?

Fonte: Blogo.it del 12 gennaio 2012

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