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Raddoppiate il bilancio Ue

Arrivano da tutti i fronti politici dichiarazioni di entusiasmo per il fatto che il parlamento europeo è riuscito a contenere al minimo l’aumento del bilancio dell’Ue. Il rigore è di moda, in questa mezza stagione, ma la moda spesso è fuorviante se adottata senza completa ragione di causa.
Chance Giardiniere, che è bello ricordare con la faccia di Peter Sellers, direbbe che è nella stagione più difficile che si deve seminare per raccogliere quando il periodo si farà più propizio. La mia nonna Carolina, che ricca non era, se fosse con noi oggi ricorderebbe che in genere “chi poco spende, male spende”.
Per questo attira l’attenzione la proposta controcorrente illustrata qualche sera fa a cena da Alfonso Iozzo, banchiere riservato, federalista convinto, già amministratore delegato del San Paolo di Torino. E’ convinto che per rispondere alle sfide della crescita, l’Europa non solo non debba rifuggire al taglio della sua contabilità, ma abbia l’obbligo di aumentare i flussi di cassa al più presto.
“La mia proposta è di raddoppiare il bilancio dell’Unione”, assicura il nostro.
Non è affatto un’eresia.
E’ facile vedere che per favorire l’integrazione e dunque la crescita nel vecchio continente è necessario migliorare e rende micidialmente efficienti le infrastrutture. Reti per il gas, strade, collegamenti, linee informatiche, e via dicendo. Il problema è che, in mancanza di una strategia comune, tutti sono al lavoro sul loro pezzo di connessione, coi propri soldi, e senza la dovuta attenzione quanto fanno gli altri.
Si può dunque decidere che l’Europa è un catorcio da gettare e continuare ad alimentare gli affari da orticello o i sogni di stati inesistenti da creare in seno ad altri stati, per poi piegarsi all’offensiva globale.
Oppure consolidare l’Unione che fa la forza. E allora costruire le reti insieme, con un progetto comune e fondi messi insieme dalla collettività. A ben vedere, sarebbe un piccolo sforzo aggiuntivo (relativamente), sopratutto se lo si finanziasse con una Tobin tax (la tassa sulle transazioni finanziarie) o con un rapido e vero ricordo ai project bond (che qui non sono gli eurobond), ovvero a obbligazioni AAA finalizzate all’attuazione di specifici progetti.
Raddoppiare il bilancio, dunque.
Iozzo ci crede. Adesso intende sfruttare le possibilità offerte dal Trattato di Lisbona e, con un milione di firme, proporre una iniziativa in questo senso. Lo farà a livello europeo, dice. Ed è convinto di riuscire a raggiungere la meta. A pensarci bene – se si agisce senza badare ai politicanti privi visione e quelli a cui piace attaccare l’Europa perché nessuno la difende – può funzionare. Avanti con le firme.

Fonte: La Stampa del 15 marzo 2012

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