Per afferrare il significato dei negoziati paralleli in corso in queste ore a Washington e Tokyo sul debito pubblico nazionale,occorre porli in un contesto più vasto: quello dellirresistibile ascesa del debito sovrano. I due negoziati differiscono a ragione delle diversità di sistema politico-istituzionale:nella capitale americana,lesecutivo e il Congresso stanno cercando di giungere ad un accordo per non travalicare i limiti al debito pubblico posti da una legge federale;in quella giapponese,il governo si è impegnato, tramite il ministro delle Finanze Taro Aso, a presentare, entro il 7 gennaio, un programma che, simultaneamente, stimoli la crescita e riduca il peso del debito. Il consigliere speciale di Aso, Koichi Amada, ha anticipato ad una ristretta cerchia di specialisti che si potrebbe porre la Banca nazionale del Giappone sotto la guida del ministero delle Finanze (togliendole lindipendenza, peraltro limitata, di cui gode) al fine di assicurare una maggiore sinergia tra politica di bilancio e politica della moneta. Le giornate di tensione a Washington e a Tokyo hanno come fondale uno studio della Bri, la Banca dei regolamenti internazionali (ne sono autori Stephen Cecchetti, Madusudan Mohanty e Fabrizio Zampolli) in cui si presentano stime del debito pubblico in rapporto al Pil sino al 2040: senza correttivi energici, allora il deito pubblico di Francia, Italia, Spagna Grecia supererebbe il 400% del prodotto nazionale, quello della Ger¬mania (il Paese relativamente più vir¬tuoso) il 300% e quello del Giappone il 600%. Se tale scenario si verificasse, i titoli pubblici di gran Parte dei Paesi ‘maturi’ varrebbero quanto carta straccia, dato che sarebbe alta la probabilità di insolvenza o esplicita (consolidamento, allungamento pluridecennale delle scadenze) o implicita (strategie inflazionistiche per deprezzare il valore dei debiti).Un lavoro di David Rhodes e Daniel Stelter del Boston Consulting Group ha analizzato, quasi contemporaneamente, cosa si dovrebbe fare per non superare un tetto del 180% del Pil (sempre entro il 2040). Mentre gli Usa possono in parte contare su un aumento della produttività (grazie alla dinamica demografica e al forte accento su ricerca e sviluppo),le prospettive per lUe sono terrificanti: lausterità degli ultimi anni sarebbe lantipasto di un pranzo ancora più amaro, tale da poter aggravare la situazione se non si trovasse il modo di migliorare la produttività in misura significativa.Rhodes e Stelter si augurano che i Paesi emergenti del G20 vengano in aiuto dellEuropa e del Giappone per evitare il collasso delleconomia internazionale e il rifiorire del protezionismo.In questo quadro,quanto sta avvenendo a Washington e a Tokyo ha un grande impatto su tutti noi.Non solamente,nel breve periodo,se la trattativa Casa Bianca-Congresso ed il programma annunciato in Giappone fallissero ci sarebbero fibrillazioni sui mercati finanziari con un aumento di quella volatilità che comporta forti guadagni per pochi e maggiori difficoltà per molti.Ma,soprattutto, nel medio e lungo periodo, se due dei maggiori Paesi della comunità internazionale non riuscissero ad evitare il baratro del debito,sarebbe molto più arduo per altri individuare un percorso adeguato.
Fonte: Avvenire del 30 dicembre 2012Quell’irresistibile ascesa del debito sovrano
L'autore: Giuseppe Pennisi

Giuseppe Pennisi è nato a Roma il 24 gennaio 1942 ed è socio del Club dell'Economia dal mese di marzo 2003. Dal febbraio 1995- Presidenza del Consiglio dei Ministri- Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione. Titolare dell'insegnamento di finanza pubblica e responsabile dell'area valutazione e programmazione dell'intervento pubblico. 1992-1995 Direttore Ufficio per l'Italia - Organizzazione Internazionale del Lavoro in posizione "fuori ruolo" dalla pubblica amministrazione. 1988-1991 - Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale - Dirigente Generale responsabile dei problemi occupazionali strutturali nel Mezzogiorno 1982-1988 - Ministero del Bilancio e della Programmazione Economica- Dirigente Generale. Ha ricoperto i seguenti incarichi: 1986-1988¸ Consigliere economico presso il Centro di Investimenti della FAO in posizione di "fuori ruolo" dalla pubblica amministrazione. 1985-1986 Consigliere ministeriale responsabile per la politica economica internazionale.1982-1987 Direttore del Nucleo di Valutazione degli Investimenti Pubblici. 1968-l982 -Banca Mondiale Ha ricoperto i seguenti incarichi: 1980-82 Program Coordinator (Capo di Gabinetto-Vice Presidenza Africa Occidentale).1973-80 Direttore -Divisione Programmi e Progetti Istruzione e Formazione Professionale -Africa Orientale ed Australe. 1972-73 Consigliere Economico Senior Dipartimento Progetti - Asia 1970-73 Economista - Dipartimento Progetti 1968-70 Economista - Dipartimento Europa, Medio Oriente e Nord Africa. 1965-1968- Ricercatore in materia di economia internazionale e politica commerciale presso la Johns Hopkins University e analista economico presso società di studi e consulenza (Cespetrol) e istituti di ricerca (Istituto Affari Internazionali, Istituto per la Cooperazione Economica con i Paesi in via di Sviluppo), nonché stagista presso i servizi della Commissione della Comunità Europea e collaboratore di quotidiani e periodici in quanto giornalista pubblicista.1961-1965- Confederazione Italiana della Proprietà Edilizia - Addetto stampa (1961-63) e Capo ufficio stampa (1964-65) mentre compiva gli studi universitari. Attualmente, (2003) componente del Consiglio Direttivo dell'Istituto Affari Internazionali e dei Consigli Scientifici dell'Istituto Commercio Estero, di ItaliaLavoro, dell'Associazione Società Libera, della Fondazione Ideazione, della Fondazione Osservatorio Parlamentare, nonché del comitato incaricato della riorganizzazione del Ministero Attività Produttive e del gruppo di esperti della Fondazione Bordoni incaricato della valutazione economica della transizione alla televisione digitale terrestre.
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