L80% degli italiani, secondo Renato Mannheimer, sarebbe a favore di unimposta patrimoniale. Per arrivare a una percentuale così alta, bisogna mettere insieme i gruppi più disparati, chi ha un lavoro stabile e chi lo cerca, gli anziani che vivono di risparmi e i giovani che tirano avanti con lo stipendio, chi legge e chi ha difficoltà a capire un testo anche semplice: difficile che tutti abbiano in comune uno stesso interesse economico. Devono quindi essere motivazioni diverse a coalizzare quell80%, non economiche, ma ideologiche ed emotive.
Molti in quell80% sono animati da unideale di giustizia. Una visione che in passato ha accumunato nobili riformatori e sanguinari carnefici, dame di San Vincenzo e tricoteuses; oggi essa unisce linvidia sociale di chi vuole che anche i ricchi piangano e la razionalità illuminista di chi pensa che si starebbe meglio se lo stato, togliendo e distribuendo, riallocasse una parte del valore monetario attribuito a qualsiasi tipo di ricchezza. Ma è davvero più giusto un mondo in cui si fossero ridotte le diseguaglianze? Nel mondo reale non siamo tutti belli, tutti intelligenti, tutti sani, tutti ricchi, diseguaglianze di reddito spesso sono sintomi di diversità di talenti. Giusto è un mondo che non discrimina, che mette a disposizione di tutti i mezzi per cogliere quella che più gli conviene tra le infinite possibilità che crea una società aperta, che facilita la mobilità sociale. Se le banche guadagnano troppo, il problema non si risolve tassandone i vertici. La redistribuzione operata dal centro, lungi dal creare il paradiso in terra, è pressoché certo che ridurrebbe il benessere collettivo; è molto probabile che, di quelli che si sarebbe voluto avvantaggiare, solo pochini finiscano per esserlo realmente. Gli idealisti sovente sono vittima dei realisti: quelli che oggi vogliono impacchettare la patrimoniale per fare accettare riforme più indigeste, le pensioni, o la moderazione salariale, o la flessibilità dei contratti.
Poi ci sono quelli, e credo siano la maggior parte di quell80%, per cui ci vuole un sacrificio per uscire dal difficile momento in cui ci troviamo; come se un senso di colpa collettivo esigesse unofferta riparatrice, il privarsi di qualcosa con sofferenza e generosità. Esplicito nellanziana signora che chiede le venga decurtata qualche rata di pensione, strombazzato nellappello a sottoscrivere BOT (in realtà la promozione di un investimento a condizioni di mercato), questo sentimento sembra presente anche negli imprenditori e negli economisti che, con una strana inversione logica, prima propongono la patrimoniale light e poi la giustificano con le riduzioni di altre imposte. Mentre logica vorrebbe che prima si dichiarasse lobbiettivo, quindi se ne dimostrassero i vantaggi e infine se ne cercasse la copertura, riducendo costi e solo in ultima istanza ricorrendo ad altre tasse. Pensionati ed economisti, flagellanti e chierici mostrano di condividere una concezione dello Stato, per loccasione chiamato Patria, come concetto teologico secolarizzato, per dirla con Carl Schmitt. Invece lo Stato è un fornitore di servizi, in posizione dominante, sovente in monopolio legale, quindi con una strutturale, inevitabile, onnipresente, pluridimostrata tendenza allinefficienza: il vincolo di bilancio è il solo sostituto della concorrenza, lunico strumento per contrastarla. Uno strumento che la patrimoniale rende spuntato.
Inutilità e danni della patrimoniale in versione pesante sono stati dimostrati anche su queste colonne: non è entrata nellagenda politica, quindi non é il caso di ripeterli. Ma light o pesante che sia, la patrimoniale è unimposta: calcolata su un valore catastale o su unattività finanziaria o su una busta paga, sono sempre soldi sottratti ai cittadini che avrebbero scelto come spenderli o investirli. Tutte le tasse hanno effetto recessivo ricorda Vincenzo Visco, intervistato dallUnità (24 Novembre): proprio ciò che noi dovremmo in tutti i modi evitare, noi che abbiamo un problema che tutti gli altri sovrasta: far ripartire la crescita, del prodotto e della produttività. Con la crescita tutti i nostri problemi si risolvono, senza la crescita tutti i rimedi sono provvisori. Il 2012 sarà per lItalia un anno difficile. Cè da scommettere che molti (l80%?), nella stretta di una recessione che ormai sappiamo inevitabile, chiederanno che lo Stato reflazioni leconomia, cioè esattamente il contrario delleffetto deflattivo che avrebbe la patrimoniale invocata oggi dall80%. Forse cè un modo meno costoso di cambiare idea.
Quelli dell’imposta patrimoniale
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