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Quegli equivoci che circondano il Qe di Draghi

Quegli equivoci che circondano il Qe di Draghi

di Franco Debenedetti

Tutti gli analisti si aspettano che Draghi a dicembre espanda il Qe. Una ragione in più per eliminare i malintesi che si sono formati sul suo scopo e sul suo funzionamento. L’equivoco più comune è che esso sia volto a «immettere liquidità nel sistema», affinché le banche concedano più prestiti. Le banche non sono tra le istituzioni che godono del maggior…credito, aggiungere elementi negativi, oltretutto sbagliati, non giova a nessuno.

Quanto alla Bce, la «trasmissione al mercato delle politiche monetarie» non è solo far sì che i mercati reagiscano alle sue mosse, ma anche che gli operatori capiscano che cosa la Banca sta facendo: dopotutto i mercati sono fatti da persone.

In una crisi la Banca centrale per prima cosa abbassa i tassi a breve, per ridurre fino ad annullare l’interesse a risparmiare anziché spendere. La crisi finisce davvero quando riprendono gli investimenti, che danno occupazione subito e altra quando entreranno in funzione. Ai fini della decisione di investimento contano i tassi a lungo termine, e questi li stabilisce il mercato: il Qe è lo strumento per abbassare i tassi, del debito sovrano e quindi, a seguire, dei debiti privati. Acquistando titoli di stato a medio e a lungo termine, la Bce determina un effetto scarsità che fa salire il prezzo e quindi abbassa il rendimento. Il minor tasso di interesse induce a cercare maggiori rendimenti in altri mercati e altre valute: il cambio si deprime, l’esportazione aumenta, un ulteriore incentivo a investire. Facendolo su grande scala e a lungo la banca centrale segnala la propria determinazione a tenere bassi i tassi per molto tempo (rafforzando la cosiddetta forward guidance): se i tassi crescessero, i bond, di cui si è riempita, perderebbero valore e la banca subirebbe una forte perdita. Dire che il Qe funziona (o non funziona) se fornisce liquidità per consentire alle banche di fare più prestiti è sbagliato: il Qe non è fatto per quello, e non lo fa. Ai fini della capacità delle banche di erogare credito è ininfluente. Perché le banche la liquidità di cui hanno bisogno se la creano esse stesse. Quando una banca fa un prestito non fa che schiacciare un pulsante e accreditare il cliente sul suo conto corrente (la cosiddetta liquidità “interna” o inside money). Quando il cliente usa i soldi ricevuti, la “liquidità” passa dal suo conto corrente a quello della sua controparte. Se i due non utilizzano la stessa banca, ci sarà anche il passaggio di un altro tipo di liquidità (le riserve o liquidità “esterna”) tra i conti che le due banche sono obbligate a detenere presso la banca centrale.

Questa liquidità in condizioni normali viene reperita sul mercato interbancario, senza alcun intervento della Banca centrale che fornisce solo l’ammontare iniziale di riserve e l’infrastruttura per effettuare gli scambi (il famoso Target2). Durante le crisi del 2008 -2009 (Lehman) e nel 2010-2012 (del debito sovrano) le banche non si fidavano a prestarsi liquidità, o lo facevano solo a tassi spropositati: la Bce, sostituendosi all’interbancario, ha immesso molta liquidità con le varie Ltro. Ma oggi le banche non hanno bisogno di liquidità della Bce: non per i pagamenti perché funziona l’interbancario; non per i prestiti a famiglie e imprese perché sono esse stesse a creare liquidità, nel momento in cui il prestito viene erogato. Il motivo per cui il Qe è stato fatto (e sarà di nuovo fatto) non è legato alla mancanza di liquidità sul mercato. Che poi aumentino anche le riserve è irrilevante, che siano detenute presso la Banca centrale è ovvio: solo li possono stare. Effettuati che sono i pagamenti, alla fine della giornata sempre presso la banca centrale saranno. Le banche possono avere tante colpe, ma dimostrare la loro neghittosità a concedere prestiti con il fatto che le riserve sono “parcheggiate” presso la banca centrale è sbagliato e dannoso . Qe o non Qe, le riserve sono sempre “parcheggiate” alla Bce, e le banche non hanno vanificato il Qe.

Il Qe non agisce neppure nel senso di allentare i limiti regolamentari entro cui possono erogare crediti. Almeno finché la Banca Centrale comprerà solo titoli di stato, e finché questi sono considerati risk-free ai fini regolamentari, sostituire nell’attivo della banca un bond con il suo controvalore monetario non incide sui vincoli e quindi sulla capacità della banca di erogare credito. Un effetto sulla creazione di liquidità il Qe ce l’ha: se l’abbassamento dei tassi a lungo e l’insieme della politica monetaria inducono a fare investimenti, gli operatori chiederanno prestiti, le banche glieli faranno – nei limiti della loro capienza – e così creeranno esse stesse liquidità. Trovare investimenti, pubblici e privati, che diano buona prospettiva di redditività, questo è il problema, non la liquidità.

Fonte: IL SOLE 24 ORE, 02 Dicembre 2015

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