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Quattro schiaffi ungheresi

Budapest rischia la sospensione dei fondi Ue perché non corregge il deficit.Poi c’è la legge che mina l’indipendenza di banca centrale e magistratura..
Quattro euroschiaffi che spingono l’Ungheria verso il baratro. Il governo nazionalista del premier Viktor Orban ricorderà a lungo la data di ieri, 11 gennaio, giorno in cui la Commissione Ue l’ha minacciato di sospendere l’erogazione dei fondi regionali «per non avere fatto nulla» per correggere il suo deficit eccessivo. Come se non bastasse, Bruxelles s’è detta pronta a anche a lanciare tre procedure di infrazione per le leggi con cui Budapest ha deciso il prepensionamento dei giudici e limitato l’indipendenza della banca centrale come dell’authority sulla privacy. Risultato: caduta del fiorino ai minimi e allarme generalizzato per una economia che non promette molto di buono.
La bancarotta si conferma scenario serio, a meno che Orban non rinunci ad alcune delle scelte la Commissione ritiene non compatibili con i principi cardine dell’Unione. L’Ungheria ha chiesto a fine novembre un nuovo prestito ponte da 15-20 miliardi al Fmi per poter coprire una situazione di finanza pubblica assai deteriorata Il rapporto fra debito e pil è volato oltre l’80% e il deficit non è sotto i parametri virtuosi del 3% da che Budapest è entrata nel club europeo. I soldi servono a sanare il buco, per la seconda volta dopo l’intervento del 2008. A metà dicembre, tuttavia, la trattativa è stata interrotta per colpa dell’intervento normativo che ha portato alla triplice minaccia di infrazione. Il confronto è ripreso ieri a Washington, scrive l’agenzia Ap.
Orban pare non avere scelta deve risanare, ma per farlo necessità dei soldi del Fondo, che difficilmente otterrà sino a che non metter mano alla riforma costituzionale che sottomettere alla politica alcuni ruoli chiave dello stato magiaro. In attesa dell’auspicato cambio di rotta, l’Ungheria resterà in balia dei mercati, con la conseguenza di vedere la situazione peggiorare giorno dopo giorno. Se non fosse per l’azione di Bruxelles, potrebbe alla fine essere la pressione della speculazione a convincere Orban a mollare la contestata riforma entrata in vigore col primo gennaio.
La risposta è stata immediata. «Il governo ungherese è pronto a collaborare con la Commissione per migliorare i conti pubblici, accettando ogni proposta utile a tale scopo», ha affermato il ministero delle finanze nel primo pomeriggio in risposta all’attacco del responsabile dell’economia Ue, Olli Rehn. Un’altra fonte ha ribadito la piena volontà di «rispettare i valori fondamentali» dell’Unione europea.
Vediamo, rispondono a Bruxelles. Per i conti pubblici fuori legge, ha detto il commissario finlandese, «non possiamo applicare sanzioni finanziaria perché l’Ungheria non è nell’Eurozona». E’ tuttavia «possibile una sospensione degli impegni del fondo di coesione dal gennaio 2013 in poi». Sarebbe la prima volta nella storia dell’Unione che viene presa una simile misura, introdotta a metà dicembre con il «Six Pack», le misure di rafforzamento del governo dell’economia continentale.
Sinora, spiegano a Bruxelles, le misure sinora deliberate sono «una tantum» e al loro esaurimento il deficit è previsto schizzare sino al 6% del pil. Bisogna puntare a correzioni strutturali, senza dimenticare i diritti fondamentali. La Commissione è «preoccupata» e il 17 gennaio deciderà come agire contro Budapest per le sue leggi discriminatorie. «Intendiamo utilizzare tutte le sue prerogative per assicurare che i Paesi membri rispettino gli obblighi sottoscritti», ricordano i portavoce. Lo faranno anche col deficit fuori controllo. Gli squali della speculazione aspettano, pronti a mordere ancora in caso di altri ritardi.

Fonte: La Stampa del 12 gennaio 2012

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