La produzione industriale è diminuita in febbraio dello 0,7% rispetto al mese di gennaio corretto per gli effetti di calendario, mentre l’indice è sceso in termini tendenziali del 6,8% (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 20 di febbraio 2011). Si tratta del calo tendenziale più forte da novembre del 2009. Bello, quindi, certamente non è questo dato, perché conferma che l’industria italiana continua a marciare in controtendenza rispetto all’Eurozona, dove a febbraio la produzione industriale é salita dello 0,5 per cento. Non a caso, il commento a caldo del ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, riguarda l’urgenza di accelerare la crescita: «Dobbiamo rimettere in moto la crescita – ha detto Passera -. Dobbiamo accelerare l’uscita dalla recessione prima di quanto agenzie e centri studi continuino a dire. Questa è l’urgenza fondamentale, perché il disagio sociale è di gravissima serietà».
Va detto, tuttavia, che la brutta notizia relativa al mese di febbraio era attesa dagli economisti. Anzi, in una certa misura, la flessione produttiva mese su mese relativa al secondo mese dell’anno, quello che ha risentito maggiormente delle gelate e degli scioperi, è stata perfino meno secca di quanto ci si aspettasse. Spiega ad esempio Stefania Tomasini, economista del centro studi Prometeia: «Nel formulare le previsioni per il 2012 che abbiamo appena presentato e che collocano la flessione del Pil per l’anno in corso a – 1,5% noi avevamo stimato che tra scioperi e maltempo la contrazione dell’attività in febbraio sarebbe stata dell1,5 per cento mese su mese ». Dunque, il calo che l’Istat ha certificato ieri, seppure prelude chiaramente a una performance ancora negativa del Pil nel primo trimestre del 2012, è coerente con una recessione dura per l’anno in corso ma non con le tinte fosche dei previsori più scettici, in linea con la forchetta di previsioni obiettivo che il governo collocherà nel Def. Il documento economico approda in Consiglio dei ministri dopodomani e dovrebbe collocare la performance dell’economia italiana per quest’anno tra il – 1,3 e il – 1,5 per cento.
Nel suo comunicato di ieri l’Istat spiega che nel confronto tendenziale il settore contraddistinto dall’incremento più sostenuto è quello della fornitura di energia elettrica, gas vapore ed aria (+11%); crescono inoltre i settori della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+5,0%) e la fabbricazione di macchinari e attrezzature (+1,6%). Il settore che, in termini tendenziali, registra in febbraio la più ampia variazione negativa è quello della fabbricazione di prodotti chimici (-13,9%). Produzione in forte calo anche per l’industria automobilistica: a febbraio la produzione di autoveicoli è diminuita dell’11,2% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso.
Questo aspetto variegato della dinamica produttiva a seconda dei settori è messo peraltro in evidenza anche nelle valutazioni espresse dal presidente di Confindustria Anie, Claudio Andrea Gemme. «I dati si inseriscono in uno scenario economico che esprime andamenti molto differenziati, fra aree geografiche, fra settori industriali e, anche, fra imprese che operano in uno stesso mercato. L’avvitamento recessivo a cui stiamo assistendo interessa soprattutto l’Unione europea, mentre altre economie hanno mostrato una maggiore tenuta».
La valutazione comune degli economisti è che a marzo la dinamica della produzione dovrebbe rimanere più o meno ferma. Ma c’è perfino chi si spinge a prevedere un lieve rimbalzo. Dice Fedele De Novellis del Ref di Milano: «Il dato di febbraio non innova quel che già sapevamo: paradossalmente sarebbe potuto andare anche peggio ed è coerente con una flessione del Pil nel primo trimestre uguale o minore quella alla quale abbiamo assistito nel quarto del 2012. La “mazzata” sul versante della produzione certamente c’è stata . Ma non ha la violenza che alcuni paventano».
Produzione ancora in calo
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