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Preferenze avvelenate

Come scegliere i parlamentari.
Nel mondo ideale è ovvio che ogni elettore dovrebbe poter scegliere con le preferenze il “suo” parlamentare. Ma nel mondo reale? Non possiamo dimenticare che la non compianta Prima Repubblica, che ci ha lasciato in eredità il debito pubblico che schiaccia l’economia e l’espansione della criminalità organizzata che inquina la società, era basata sulle preferenze. Fino al referendum di Mariotto Segni del 1991, che non potendo abolirle le ridusse a una, le 3-4 preferenze che avevamo a disposizione erano oggetto di un commercio forsennato che muoveva cifre enormi e gonfiava la corruzione, generavano clientelismo ed erano utilizzate a piene mani dalla criminalità organizzata. Basta ricordare che al Nord meno del 20% degli elettori utilizzava le preferenze, mentre al Sud erano oltre l’80%. Le grandi organizzazioni sociali come Coldiretti, Confcommercio, Cisl, Cgil, Cooperative inviavano proprie delegazioni in Parlamento, generosamente ospitate nei partiti. Le correnti dc erano organizzazioni di distribuzione delle preferenze e movimenti come Comunione e Liberazione hanno acquisito grande influenza politica anche per la capacità di gestire le preferenze dei loro aderenti.
I difensori delle preferenze ricordano che nelle altre elezioni, dal Comune all’Europarlamento, ci sono. Ed è anche per questo che gli episodi di corruzione si concentrano oggi sulle Regioni, i cui consiglieri eletti con le preferenze hanno il potere di influenzare ingenti flussi di risorse pubbliche, a differenza dei consiglieri comunali e degli europarlamentari. No, non c’è proprio motivo di rimpiangere le preferenze, che vanno semmai sostituite dalle elezioni primarie per scegliere i candidati da presentare in piccoli collegi come quelli in discussione in questi giorni, dove gli elettori possono conoscerli (e si prevede anche la stampa del loro nome sulle schede) e dove è possibile l’alternanza di genere uomo-donna (o donna-uomo) che sarebbe invece impossibile nei collegi uninominali. L’ideale sarebbe avere collegi dove eleggere quattro deputati alla Camera. Bisognerebbe dividere l’Italia in 157 collegi da 400 mila cittadini, dove eleggere 4 deputati (628 totali) più la Val d’Aosta (130 mila abitanti) che potrebbe eleggere gli ultimi due per arrivare a 630.
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Fonte: InPiu' del 27 gennaio 2014

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