La svolta congiunturale non c’è ancora, ma le attese pessimistiche delle aziende italiane sulla situazione economica nel terzo trimestre dell’anno appaiono in forte attenuazione. E un”ricostituente” utile per le prospettive di recupero è certamente rappresentato dalla restituzione in corso dei debiti della Pa. E’ questa l’impressione che si ricava da quel fedele sismografo del sentiment degli operatori economici che è l’indagine trimestrale Il Sole 24 Ore -Banca d’Italia sulle aspettative di inflazione e crescita.
Non si tratta, va detto subito, di un quadro che autorizzi a sperare, in assenza di un intervento di bilancio più incisivo, in qualcosa di più dello striminzito 0,7 di crescita nel 2014 che ci assegna in dote, ad esempio, l’Fmi. Tuttavia, la notizia è che il germoglio di ripresa ci sarà. Le interviste, realizzate dal 2 al 24 settembre su un panel di 801 imprese con almeno 50 addetti, mettono in evidenza una decisa schiarita del barometro della fiducia: il saldo negativo fra valutazioni di miglioramento e di peggioramento dello scenario economico corrente continua a ridursi ed è ora a -17,4 punti percentuali, contro il meno 49 per cento della rilevazione dello scorso mese di giugno; le valutazioni più favorevoli provengono tanto dall’industria che dal settore dei servizi. Aumenta inoltre leggermente, nelle valutazioni degli operatori, la probabilità media attribuita al miglioramento della situazione economica nel prossimo trimestre; anche se,come sottolineano gli esperti di via Nazionale, le stime più favorevoli sono per ora visibili soprattutto fra le aziende di maggiori dimensione.
L’area del pessimismo appare in riduzione anche scorrendo le risposte aziendali sulle prospettive della domanda dei propri prodotti; in particolare, fra le aziende esportatrici, il saldo netto fra giudizi positivi e negativi è finalmente tornato a mostrare il segno più. Nell’indagine, poi, è stato realizzato un focus sull’efficacia dei pagamenti della Pa: circa il 30 per cento delle imprese che hanno risposto al sondaggio ha dichiarato di avere crediti con la Pa e poco più del 10% afferma di averne recuperato un importo consistente: per l’esattezza, si tratta del 16,2% delle aziende dei servizi e del 5,4% nell’industria. Quanto alla destinazione prevalente dei fondi ottenuti, il 4,2% delle imprese indica il finanziamento di nuovi investimenti, quasi il 25% il saldo di passività con fornitori e dipendenti e il 30,3 per cento cita la riduzione del proprio indebitamento bancario. Dall’inchiesta emerge che la quota di imprese che si attendono un solido miglioramento dei propri ritmi produttivi nei prossimi mesi è significativamente maggiore tra le aziende che hanno ricevuto il pagamento dei crediti arretrati della Pa rispetto al resto del campione (38% contro 33,5% del campione). Insomma, la restituzione dei crediti vantati verso la Pa, come diceva una vecchia pubblicità, “non basta, ma aiuta” a far ritrovare coraggio e propensione ad investire.
Il tasto che rimane davvero dolente, in ogni caso, è quello relativo alla dinamica dell’occupazione. Qui le attese a breve non migliorano affatto e la quota di aziende che stima vi sarà un aumento del numero di addetti nei prossimi mesi resta al di sotto del 10%;diminuisce però lievemente la quota di imprese che prefigurano una riduzione dell’occupazione(è al 23,1%, contro il 24,5 per cento dell’indagine precedente. In buona sostanza, da queste valutazioni si capisce che la ripresa, quando arriverà, sarà di ben gracile costituzione.
L’altro aspetto difficile nella vita delle aziende è quello delle condizioni di liquidità e di accesso al credito: nell’indagine Sole 24 Ore-Banca d’Italia la quota di imprese che segnalano un peggioramento delle condizioni di finanziamento sembra essersi attestata in settembre al 20,8%(contro il 26,9% rilevato a giugno).
Piu’ fiducia tra le imprese ma non per le assunzioni
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