Perché debito pubblico e banche italiane si trovano tanto a malpartito, nonostante che l ‘Italia, rara avis di questi tempi, mostri un surplus primario e abbia appena adottato una manovra finanziaria estremamente severa, anche se totalmente sbilanciata contro i lavoratori a reddito fisso e comunque a basso reddito? Il primo motivo è il dubbio che il fragile governo in carica sia in grado di implementare le misure appena varate e il secondo sono le pessime prospettive di crescita generalmente attese per il nostro paese. Ma anche qui, almeno per il motivo numero due, siamo in buona compagnia, tra le prime potenze occidentali. Ma le vere ragioni della crisi del debito pubblico e della speculazione sulle banche italiane sono altri.Nelle interessanti tabelle che il Global financial stability report del Fmi, appena pubblicato, contiene si conferma che l’ Italia ha la metà del proprio enorme debito pubblico, il terzo del mondo in valore assoluto, nelle mani di investitori stranieri. Fino a qualche mese fa, le banche di investimento davano l’ Italia come paese diverso da quelli periferici in crisi. Poi hanno cambiato opinione. La teoria del contagio del debito greco si è fatta strada ed è diventata prevalente, specie per il comportamento del governo tedesco. Per motivi di volgare politica elettorale locale, esso ha fatto marcire la situazione portandola ai parossismi degli ultimi mesi. Le agenzie di rating hanno anch’ esse cominciato a dubitare apertamente della nostra capacità di superare la crisi senza eccessivi problemi. Il governo italiano, da parte sua, si è comportato altrettanto irresponsabilmente di quello tedesco. Gli stranieri che hanno in portafoglio circa ottocento miliardi di euro di titoli pubblici italiani hanno cominciato a venderli a rotta di collo o perlomeno a comperare Cds per tentare di assicurarsi. Da qui l’ esplosione sia del differenziale tra Btp e Bund che delle quotazioni dei Cds italiani, che sono richiesti assai di più di altri, perché ci sono in giro per il mondo più Btp di qualsiasi altro titolo pubblico di altri stati, se si escludono i Treasury Bonds Usa. Molta domanda e poca offerta significa prezzi in veloce ascesa. Secondo il Fmi, i primi responsabili della debacle sono stati i Money market mutual funds americani, che avevano comprato Btp in quantità industriali, per il rarefarsi dei titoli americani in cui di solito investono e per la diminuzione dei loro rendimenti a causa della politica espansiva della Fed. I nostri titoli, invece, offrivano un rendimento relativamente più elevato e le banche di investimento e le agenzie di rating dicevano ancora che l’ Italia era diversa dai PIGS. Poi l’ aria è cambiata, specie per l’ inanità del governo tedesco e di quello italiano. La Bce dal canto suo ha cominciato a dire che non temeva più l’ inflazione nel breve termine, le prospettive sui tassi europei sono peggiorate e il cambio euro dollaro si è indebolito. Le banche di investimento hanno cambiato atteggiamento verso l’ Italia e si sono fatte severissime. I Money market mutual funds si sono allora impauriti e hanno cominciato a vendere Btp che avevano o almeno a comprare Cds su di loro. Lo spread è salito e il costo dei Cds è saltato a livelli elevatissimi. Questo ha indotto anche altri detentori di Btp a farsi prudenti e gli speculatori a imbastire operazioni ribassiste sui nostri titoli. Per rendere la situazione ancora peggiore, la caduta dei Btp ha fatto drasticamente diminuire il valore effettivo di quelli che le principali banche italiane hanno in portafoglio. Li avevano comprati per cercare guadagni facili e sicuri prendendo a prestito dal mercato all’ ingrosso dei depositi a breve e investendo in Btp, un tipo di operazione che, ad esempio, permise alle banche americane di salvarsi dalla bancarotta all’ inizio degli anni novanta. Questa volta è andata male e tutti gli esperti hanno capito che le banche italiane, passate quasi indenni attraverso la crisi, perché avevano pochi derivati e mutui subprime, ora rischiano grosso, proprio per aver adottato una strategia che si basava sulla certezza che i titoli di stato sono strumenti a rischio bassissimo. Proprio quella certezza si è dissolta per le infingardaggini tedesche e la peculiare abilità dei governanti italiani di chiedere sacrifici ai cittadini senza farli apprezzare dai mercati. La Bce, dal suo canto, ha deciso venerdì di dare il suo colpo alle residue certezze, dichiarando che il default greco non può essere escluso. E questo dopo aver detto il contrario per almeno un anno. Non rende le cose più facili la divaricazione tra la politica monetaria della Bce e quella della Fed. La Bce, sfidando la Bundesbank, si era finalemnte decisa, assai di recente, a dichiarare che l’ inflazione non è un problema grave e imminente per l’ economia europea. Ora è stata di nuovo smarcata dalle azioni della Fed, che ha rilanciato sulla politica monetaria espansiva, con l’ annuncio dell’ inizio della famosa “operation twist”, che consiste nella vendita di titoli di stato a breve e acquisto di titoli di stato a lunga, per cercare di influire sulla curva dei rendimenti, rendendo meno cari i tassi a lunga e cercando in questo modo di convincere le imprese a investire. Ma le imprese americane sono piene di soldi e non investono perché pensano che nel gennaio 2013 ci sarà un repubblicano alla Casa Bianca e adotterà misure ultra favorevoli al mondo degli affari e anche riduzioni di imposte per i consumatori superiori a quelle da poco adottate da Obama. Quest’ ultimo è ormai stato messo all’ angolo dagli stessi repubblicani e nelle azioni e dichiarazioni sue e dei suoi collaboratori si legge ormai la disperazione di chi ha compreso che rischia di arrivare alla imminente scadenza elettorale con una enorme disoccupazione, un bilancio in dissesto, un mercato di borsa in declino, un livello di povertà record nell’ intero paese e una opposizione repubblicana in mano a gente peggiore di quella che guida la Lega Nord. –
Fonte: Repubblca del 26 settembre 2011Perchè gli stranieri vendono i Btp
Settembre 26th, 2011
0 Commenti
1022visualizzazioni
L'autore: Marcello De Cecco - socio alla memoria
Commenti disabilitati.