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“Per il vostro premier è un’occasione:scela finalmente la trasparenza”

Blumenthal, il consigliere dei Clinton: si sapeva che è considerato inaffidabile.L’intervista – «Berlusconi ci ha riso su? Mi pare un modo di sottrarsi, di non rispondere».
«Wikileaks è un’organizzazione di irresponsabili che, per il modo in cui sta diffondendo le informazioni riservate in suo possesso, oltre che per la loro natura, ha scelto di massimizzare il suo atteggiamento irresponsabile e destabilizzante. Detto questo, in un solo caso – quello del colloquio tra il generale David Petraeus e il presidente dello Yemen sulla partecipazione americana ai raid contro Al Qaeda, che era sempre stata negata da Saleh – i documenti fin qui pubblicati contengono notizie originali che possono avere conseguenze gravi. Nel caso specifico rischiano di compromettere la lotta contro il terrorismo in un’area cruciale del mondo. Il resto sono valutazioni che possono creare imbarazzi o anche seri danni politici e diplomatici, ma che non contengono novità sostanziali: già si sapeva che i governi arabi del Golfo vedono nell’Iran nucleare una minaccia mortale e vorrebbero un atteggiamento più deciso degli Usa. Così come si sapeva che Silvio Berlusconi viene considerato un leader inaffidabile e incapace. Certo, adesso è scritto nero su bianco in un rapporto diplomatico e questo può avere conseguenze».
Sidney Blumenthal, il consigliere più vicino a Bill Clinton durante i suoi ultimi quattro anni alla Casa Bianca, che è stato anche il «braccio destro» di Hillary Clinton durante la campagna elettorale del 2008, è un osservatore privilegiato del caso Wikileaks che può permettersi di usare un linguaggio particolarmente tagliente, dato che oggi non ha alcun incarico pubblico. Dal suo ufficio di Washington analizza con freddezza il caso che sta scuotendo la politica estera americana, mettendo a dura prova i rapporti di Washington con alcuni suoi alleati chiave.
Berlusconi alleato inaffidabile? Lei usa parole forti.
«Non parlo del Paese, l’Italia. Parlo della persona. Che il premier italiano tenda a comportarsi da “clown” non è certo una novità. Chiunque gira per Washington sa che i rapporti con lui sono generalmente considerati fonte di imbarazzo. Non trovo affatto strano che questo clima si rifletta anche su note diplomatiche che erano destinate – per la loro stessa natura – a restare riservate. È chiaro che quella non è la posizione del governo americano, ma quelle parole fanno riferimento a preoccupazioni reali».
I sospetti sono incentrati soprattutto sui rapporti di Berlusconi con il vertice politico della Russia. Viene avanzato anche il sospetto di un interesse economico privato del presidente del Consiglio italiano negli affari con Mosca nel settore dell’energia.
«Anche in questo caso di tratta di voci che, come riferito più volte dalla stampa, circolano da tempo. Questa è una buona occasione per Berlusconi per dare risposte chiare, per mostrare un po’ di quella trasparenza che fin qui è mancata. Quali sono state le reazioni del governo italiano?».
Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha definito il caso Wikileaks l’«11 settembre della diplomazia», mentre i collaboratori del premier dicono che Berlusconi ha reagito con una risata alla pubblicazione dei documenti.
«Non so giudicare il paragone con l’11 settembre. Ognuno, del resto, sceglie la metafora che trova più efficace. La risata, invece, mi pare un modo di sottrarsi, di non rispondere».
Le note diplomatiche sono di parecchio tempo fa e accusano Berlusconi di avere rapporti talmente stretti con Putin da sembrare il suo portavoce in Europa. Poi, però, la Casa Bianca di Obama ha cambiato rotta nei rapporti con Mosca, cercando di creare relazioni più distese e una collaborazione più fruttuosa: il cosiddetto «reset» dei rapporti Usa-Russia che ha portato, tra l’altro, al nuovo accordo Start sul disarmo nucleare.
«Washington considera Putin e Medvedev due realtà distinte da trattare con due approcci ben diversi».
Certo, Washington punta su Medvedev, ma i diplomatici Usa descrivono il presidente come il Robin del Batman-Putin.
«Non sopravvaluterei il significato di una delle tante informative diplomatiche inviate quotidianamente».
Che, però, hanno conseguenze gravi, una volta rivelate.
«Non c’è dubbio. È per questo che ho parlato di rivelazioni irresponsabili. Danneggiano i rapporti tra gli alleati del mondo libero, quello nel quale Wikileaks può operare. Ci saranno conseguenze politiche e diplomatiche, forse anche danni elettorali. E il governo Usa dovrà cambiare radicalmente il modo di trasmettere informazioni riservate.Ci sarà un prezzo da pagare anche in termini di trasparenza:paradossalmente un’organizzazione che dice di voler fare luce ovunque provocherà un effetto opposto».
Blumenthal, che non ha potuto seguire la Clinton al Dipartimento di Stato per l’ostracismo di Obama dopo le durezze della campagna elettorale, si dice infine colpito dal fatto che finora non sia venuto fuori quasi nulla sui rapporti con la Cina e, soprattutto, Israele: «Che Netanyahu sia uno che non mantiene le promesse non è certo uno scoop».

Fonte: Corriere della Sera del 30 novembre 2010

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