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Parte l’Unione bancaria, ecco come

Accordo nella notte. Guida alla supervisione unica per le seimila banche dell’Eurozona. Il summit europeo di questo pomeriggio si apre in discesa.
Il Consiglio ha portato la notte, la notte ha portato l’accordo. Poco prima delle quattro e mezza i ministri economici dell’Ue hanno chiuso l’intesa che pone il primo mattone dell’Unione bancaria, un’intesa quadro che farà della Bce il capo della vigilanza coordinata sulle 6000 aziende di credito dell’area euro. L’obiettivo è rafforzare la moneta unica e rendere più improbabili, se non impossibili, i fallimenti che hanno segnato gli ultimi quattro anni della storia, cadute che hanno avuto un costo pesantissimo per i bilanci pubblici e i contribuenti.
Non c’era scelta se non trovare la quadra di questo dossier, che il presidente del Consiglio Van Rompuy ha giustamente definito “rivoluzionario” per le regole finanziarie europee. Il commissario Ue per i mercati finanziari Barnier esulta, annuncio lo «stop al circolo vizioso con la crisi dei debiti». E’ stata dura. Ma arrivare dalla prima idea, al varo della proposta all’imprimatur iniziale in sei mesi, è una cosa che molti stati membri da soli non sarebbero riusciti a fare. Ci saranno certo altre battaglie. Ma l’Europa avanza, non senza dissidi e peripezie, ma avanza.
L’intesa fissa alcuni principi chiari.
1. La Bce avrà il potere di supervisione diretta sulle banche caratterizzate da un patrimonio superiore ai 30 miliardi di euro, ovvero sulle quelle i cui asset valgono più di un quinto del pil nazionale. In ogni paese saranno comunque vigilate la tre banche più grandi.
2. Il resto della vigilanza sarà condotto dalle autorità nazionali (nel caso nostro, la Banca d’Italia). Tuttavia, la Bce potrà intervenire “in qualunque momento” qualora identifichi un problema anche nella aziende di credito più piccole, anche sulle regionali tedesche che BErlino cercava di tenere per sé. Il sistema vale per l’Eurozona, ma i paesi extra euro potranno partecipare allo schema di supervisione. L’obiettivo è di arrivare a mettere insieme sino a 25 capitali (Londra non accetterà mai, dice), ma per ora nessuno ha dato ufficialmente l’adesione.
3. Un comitato di controllo (steering committee) avrà il compito di condurre la supervisione. Dipendere dal consiglio dei governatori della Bce che avrà comunque l’ultima parola. La Germania si è battuta sino all’ultimo per avere una muraglia cinese fra vigilanza e politica monetaria.
4. Il meccanismo di vigilanza unica è il primo passo verso l’Unione bancaria. Oggi il vertice dei capi di stato e di governo Ue dovrebbe affermare che il suo completamente sarà approvato entro marzo, in vista di una piena entrata in funzione entro il primo gennaio 2014. Il testo deve essere approvato anche dal parlamento europeo, che qui è colegislatore.
5. L’idea è che ogni autorità di controllo nazionale potrà anche avere un fundo nazionale di risoluzione, strumento che dovrà intervenire nella fase transitoria dalla bancarotta al risanamento. Successivamente, i fondi nazionali dovrebbero essere coordinati e correlati, anche se la Germania nicchia. Non vuole che, nel caso, i contribuenti tedeschi paghino le crisi di un altro paese.
6. La terza fase dell’Unione bancaria porterà a un sistema combinato per la protezione dei depositi. Attualmente i sistemi sono nazionali, ma la natura transfrontaliera dell’attività richiede altri interventi. sarà difficile. Il sostegno politico, al momento, è limitato. Erano preoccupate soprattutto Londra e Stoccolma.
7. L’Eba, agenzia bancaria europea, resterà l’organismo responsabile per la regolamentazione. Ci saranno però garanzie sui meccanismi decisionali, così che i 17 paesi dell’Eurozona non possano decidere a scapito di chi è fuori, soprattutto del Regno Unito, super piazza finanziaria, contraria alla moneta unica.
Oggi si attende il sigillo politico al vertice europeo che dovrà anche fissare la strategia per il rafforzamenti dell’Unione. Il patto bancario è il primo passo. Si punta anche a coordinamento delle politiche di bilancio ed economiche. Difficile davvero. Dalla bozza di conclusioni è sparito il bilancio unico antishock che Van Rompuy voleva. Ci vorranno altre notti bruxellesi ed altre europizze trangugiate frettolosamente in sala stampa e sandwich freddi per gli sherpa. Ma questa, intanto, è andata. Bene.

Fonte: La Stampa del 13 dicembre 2012

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