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Pacta sunt servanda?

Speriamo che Napolitano si astenga dalla questione Rcs
Il caso RCS e’ emblematico dell’Italia dei patti, degli esclusi che premono per entrare e dello Stato che non deve mai intervenire ma che poi e’ sollecitato ad assumersi le sue responsabilità. Prima, RCS e’ stata gestita in condominio da azionisti privati, tutti votati a difendere il maggiore giornale italiano scampato alla P2. In realtà gli azionisti hanno finito per cercare di difendere la loro reputazione, avendo diretto accesso al giornale e disinteressandosi della gestione, tanto da assistere al formarsi di uno squilibrio finanziario senza reali interventi. E’ una storia che si ripete con un altro quotidiano in condominio, il Sole 24 Ore, dove negli ultimi anni l’interesse degli azionisti era più rivolto al numero delle loro citazioni che ai conti aziendali.
Anche gli azionisti esterni al patto RCS sono sembrati più desiderosi di entrare nella stanza dei bottoni del quotidiano, magari cacciando qualcuno degli azionisti presenti, che in quella dei conti amministrativi. Ed infatti hanno continuato a comprare azioni malgrado una gestione amministrativa scarsamente efficace. Quando il patto ha vacillato davanti all’esigenza di mettere dei soldi nell’aumento di capitale, allora i giochi sono diventati un po’ più chiari. Gli azionisti fuori dal patto si sono defilati in tutto o parzialmente, anche a causa di tragici eventi umani (la scomparsa di Rotelli.) Un azionista, la Fiat, ci ha messo i soldi e altri hanno messo parole.
Dispiace vedere Fiat impegnata in giornali mentre appare meno impegnata nelle auto. Sarebbe stato meglio che i soldi fossero venuti dalla finanziaria degli Agnelli che possiede anche azioni Fiat. Ma e’ meglio che ci sia un azionista chiaro e responsabile invece di un accordo tra soggetti ognuno con i suoi obiettivi nascosti. Resta da capire cosa avverrà quando anche Mediobanca uscirà dall’azionariato, se e’ vero che non considera più RCS strategica (ma sara’ vero?). A meno che l’appello al Presidente della Repubblica lanciato da Diego Della Valle con nobili intenti non abbia un suo effetto e quest’ultimo si incarichi di varare un giornale dalle “larghe intese”! Sarebbe veramente la fine de Il Corriere della Sera. Una fine che speriamo sia evitata: il Presidente si astenga, lasciando RCS sulle spalle di chi ci mette i soldi.

Fonte: InPiu' del 9 luglio 2013

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